È l’anno di Lutero, o l’anno della madonna? (terza parte)

È l’anno di Lutero, o l’anno della madonna? (terza parte)

Luigi Caratelli – Concludo questa carrellata di articoli, decisamente inusuali, ma incredibilmente attuali, sul tema del paranormale nell’ambito religioso.

Gli autori del libro Regina di tutti1 si dicono convinti che le apparizioni della «madonna» stiano «veramente riunendo un seguito di fedeli in tutto il mondo provenienti da ogni religione e da ogni razza… un mondo che sta cercando una Madre celeste che sia tenera, misericordiosa, che non giudica, con il potere e l’influenza per risolvere i nostri problemi. Questa è la ragione comune per l’attrattiva universale suscitata dalle apparizioni mariane».2

Quando queste apparizioni cominciavano a divenire epidemiche e universali, cioè dalla prima metà dell’800, Ellen G. White, naturalmente con gli strumenti interpretativi limitati del suo tempo, aveva avvertito che: «A mano a mano che ci avviciniamo alla fine dei tempi ci saranno manifestazioni (apparizioni, ndr) (che) faranno apparire il loro potere… e si manifesteranno alle grandi città di tutto il mondo»3. Quindi, in altro luogo, accennando implicitamente al grande risveglio religioso avvenuto proprio a metà dell’800, aveva specificato: «Quando una vita, una luce e una potenza nuove scendono dall’alto… sale anche dal basso un’energia malefica… Il principe del male… si traveste da angelo di luce per presentarsi alle moltitudini che danno ascolto a “spiriti seduttori e dottrine di demoni”»4; e aveva concluso che quanti «considerano i miracoli come segni certi della vera chiesa, saranno facilmente sedotti da questa potenza operatrice di miracoli».5

Circa 150 anni dopo, gli stessi autori di Regina di tutti affermano: «Oltre al suo fascino materno, le apparizioni attirano milioni di persone grazie ai numerosi segni, prodigi e miracoli riportati… Questa combinazione di qualità che le apparizioni evidenziano – una Madre presente, un potente intercessore, una “costruttrice di ponti” e un’operatrice di miracoli – è riuscita a riunire masse di individui che normalmente non si assocerebbero. In questi giorni difficili, mentre i nostri problemi globali sembrano insormontabili, un numero crescente di persone si sta rivolgendo alla Regina di Tutti forse come al migliore difensore al mondo».6.

Anche lo studioso cattolico Massimo Introvigne ha notato come perfino negli ambienti New Age, che lui definisce affascinati da una sorta di «millenarismo ottimistico», si stia recuperando, non sempre in linea con le ufficiali posizioni del Vaticano, una devozione mariana; più correttamente un ritorno alla figura della Dea Madre che, in un certo senso e secondo l’ottica particolare dei New Ager, è sovrapponibile alla madonna delle apparizioni. «La trama generarle» precisa Introvigne «è di tipo femminista», poiché «le religioni, si afferma, hanno rappresentato Dio con accenti maschilisti e patriarcali, mentre una spiritualità equilibrata dovrebbe comprendere anche un riferimento al “sacro al femminile” e a una Dea Madre… la devozione cattolica alla madonna è appunto un deposito inconsapevole di riferimenti alla Dea Madre».7

La rinascita della dea
Forse Introvigne pensava anche a Carol P. Christ, autrice del libro Rebirth of the Goddess (La rinascita della dea), per la quale: «Uno degli sviluppi più inattesi dello scorso ventesimo secolo, è stata la rinascita nelle culture occidentali della religione della Dea».8

Oppure, lo studioso cattolico pensava agli autori di La via di Maria, anch’essi New Ager, per i quali: «La Madonna di Luce…la Divina Madre, la parte femminile di Dio conosciuta in tutte le epoche con mille nomi diversi… Oggi sta portando un messaggio urgente rivolto a persone di ogni ambiente, ogni credo e ogni fede nel mondo intero. Sta rivelando che il mondo, così come noi lo conosciamo, sta per giungere al termine».9

Non dimentichiamo che molte religioni, soprattutto le orientali, venerano una figura femminile, una dea. Come, con soddisfazione, ha notato l’arcivescovo cattolico Fulton Sheen: «La statua (della madonna di Fatima, ndr) veniva trasportata attraverso l’Oriente. Al confine del Nepal, trecento cattolici furono raggiunti da tremila indù e musulmani, (vi erano anche) ministri di stato e ufficiali di governo d’alto rango non-credenti… Per dodici ore una folla, composta quasi esclusivamente da non-cristiani, gremì la chiesa, mentre venivano celebrate messe che si protrassero dalle due fino alle nove e mezzo del mattino. Un vecchio indiano disse: “Lei ci ha mostrato che la vostra religione è sincera, non è come la nostra. La vostra religione è una religione d’amore, la nostra è di paura”».10

Sheen cita come esempi di preparazione alla venerazione di Maria nelle varie religioni non-cristiane la dea cinese della misericordia Kwan-yin e la dea Kwanon del Giappone: «venerata per secoli. È interessante notare che i buddisti, i quali già conoscono questa dea di misericordia e che sono venuti a conoscenza della Benedetta Madre, hanno visto la prima come preparazione alla seconda».11

Altre religioni venerano ugualmente dee di misericordia (forse, non a caso, papa Francesco ha voluto far leva su questa qualità cristiana, dedicando un intero anno alla sua comprensione). Per cui, citando ancora da Regina di tutti: «Molti credono che si tratti della stessa dea, una dea dai molteplici titoli, che è stata chiamata con diversi nomi attraverso le varie epoche. Dalla Bibbia apprendiamo che il popolo di Dio venerò ripetutamente la Regina dei Cieli – conosciuta ai tempi biblici anche come Astarte, Ashtoreth, Asherah Ishtar, Venere o Diana».12

Uniti sotto il manto di Maria?
Don Stefano Gobbi, fondatore del Movimento Sacerdotale Mariano, e continuamente in contatto con l’entità mariana tramite, dice lui, locuzioni interiori, ha diffuso questo messaggio: «Una vera riunificazione dei Cristiani non è possibile, a meno che non avvenga nella perfezione della verità. E la verità è stata mantenuta intatta solo nella Chiesa Cattolica, che deve preservarla, difenderla e proclamarla a tutti senza paura».13

Io credo che non si debba avere paura a predicare il Cristo, non una chiesa in particolare. Secondo il vangelo, che riunifica sempre gli opposti (vedi Gesù con le immagini della colomba e del serpente), il vero cristiano deve essere sia sale che fortezza. Sale perché deve sapere accogliere tutti indistintamente, e fortezza perché deve, come la luce posta sul moggio o la città svettante sul monte, essere pronto a rispondere della sua fede e, secondo il mandato di Gesù, far conoscere, con tatto e rispetto di tutti, la verità. Perché solo la verità salva.

Il cristiano è, per volere divino, un «ponte». È uno che accoglie; ma anche uno che dice la verità.

E la verità è che Gesù, non sua madre, o chi si spaccia per essa nelle innumerevoli manifestazioni mariane, è l’unico ponte su cui transitare fiduciosi.

 

Ringraziando tutti coloro che hanno fatto richiesta del PDF gratuito sui fenomeni paranormali e quanti hanno inviato consigli e modifiche da apportare al testo, Luigi Caratelli, oltre a rinnovare l’invito a richiedere il precedente PDF, invita quanti lo volessero, a richiedere i capitoli del suo nuovo libro Dove comincia il cielo, tutto imperniato sulla disamina dei vari segni dei tempi biblici alla luce delle più recenti scoperte nei diversi campi d’indagine. Tutto è gratuito. Basta farne richiesta a l.caratelli@avventisti.it.

 

Note
1 J. Tetlow, R. Oakland, B. Myers, Regina di tutti. Il piano delle apparizioni mariane per unificare tutte le religioni…, Eternal Productions, Fairport, NY, 2010.
2 Ivi, p. 20.
3 E. G. White, Testimonies to Ministers, pp. 11, 118.
4 Idem, Gesù di Nazareth, Edizioni Adv, Impruneta, FI, 2007, p. 182.
5 Idem, La grande speranza, Edizioni Adv, Firenze, 2012, p. 503.
6 J. Tetlow, R. Oakland, B. Myers, Op. cit., p. 20.
7 www.cesnur.org /Fatima nella nuova religiosità e nel cattolicesimo di frangia
8 C. P. Christ, Rebirth of the Goddess, Addison-Weslwy Publishing, 1997, dalla prefazione.
9 M. Rios Rice Hennelly, R. Kevin Hennelly, Mary’s Mother: Romantic Love as a Path to God, Our Lady of Light Publications, Santa Fe, 2004.
10 F. J. Sheen, The World’s First Love. Mary Mother of God, Ignatius Press, 1996, p. 190.
11 Ivi, p. 193.
12 J. Tetlow, R. Oakland, B. Myers, Op. cit., p. 59.
13 Citato in J. Tetlow, R. Oakland, B. Myers, Op. cit., p. 33.

 

Una poesia per la festa della mamma

Una poesia per la festa della mamma

MaolIn occasione della Festa della mamma, che quest’anno si celebra domenica 14 maggio, pubblichiamo la poesia inviataci da Claudio Coppini, speaker di radio RVS e membro della chiesa di Firenze.

Pazza gioia
Inattesa / arrivasti da me. / Bocche cucite, imbarazzate, / preoccupate / per quel tuo / impedimento, / d’improvviso si articolano / e lanciano l’SOS di te.

A modo loro / mi cercano.ca /Ma è il richi-amo / del tuo silenzio / che mi raggiunge / e mi fa correre da te.

La stazione, / la casa, / ovattata dalla vita / che può far male. / L’ascolto. / E arrivi tu, / incrocio / i tuoi occhi increduli, / capisco. / Le bocche adesso / sono scucite, / io annuisco / provo a sorridere / e ho un solo pensiero. / Mamma non temere, / sono qui per te. / Ti porterò via.

Inattesa arrivasti / felicità / che riunisci e unisci / con amore e tenerezza / i miei capelli bianchi nei suoi. / C’è calore, emozione / tra di noi, / siamo di nuovo insieme / per quel tuo impedimento / per la mia inadeguatezza, / forse… / A me piace pensare / che esiste una pazza gioia /in cui mi hai benedetto / dentro di te / e nonostante il tempo / ancora vive.

Claudio Coppini

 

È l’anno di Lutero, o l’anno della madonna? (terza parte)

È l’anno di Lutero, o l’anno della madonna? (seconda parte)

Luigi Caratelli – In un numero di Il giornale dei misteri, a proposito dell’apparizione mariana di Zeitung – la prima in terra musulmana – B. Severi scriveva: «La madonna apparsa in Egitto, se veramente della madonna si tratta, non ha detto nulla e, con il suo silenzio e la sua presenza, ha così potuto parlare tanto ai cattolici quanto ai copti, ai musulmani e ai non credenti. Più che come elemento di divisione, sembra abbia funzionato come elemento di aggregazione».1

In effetti, la trovata non è male: utilizzare la madonna quale elemento risolutore dei conflitti che dilaniano il nostro mondo, la maggior parte dei quali hanno come causa scatenante proprio le divergenze di carattere religioso. «Pensate», scrivono Tetlow, Oakland e Myers, «a quelle religioni nel mondo che oggi sono potenziali bombe ad orologeria, barilotti di polvere da sparo pronti per essere accesi da qualche disputa religiosa. Come potrebbero essere risolte le differenze in queste aree?… ci vorrebbe un miracolo sovrannaturale. Ci sono alcuni che sostengono che le apparizioni e i messaggi mariani procurerebbero tale possibilità». Infatti, per gli autori citati, la «via mariana» sarebbe più che mera congettura, e si chiedono: «Come può la Regina dei Cieli avere una qualsiasi influenza su milioni di musulmani che seguono Allah?».2

Maria può, perché, come afferma Vittorio Messori riguardo alla più famosa delle apparizioni mariane, «Fatima, la figlia prediletta di Maometto, è invocata da ogni musulmano. Nessun’altra donna occupa un posto simile nell’Islam, ad eccezione di Maria».3

Si chiede l’arcivescovo Fulton Sheen: «Perché la benedetta madre in questo XX secolo ha rivelato se stessa nella piccola e insignificante borgata di Fatima? Io credo che la benedetta vergine vuole essere conosciuta come nostra signora di Fatima come segno di compromesso e di speranza per la gente musulmana».4 Forse risulta sorprendente sapere che: «I pellegrini islamici, seppure non organizzati, non sono mai mancati a Fatima», aggiunge Messori, «L’Islam non tollera né dubbi né esaltazioni al proposito ed è ancora pronto a lapidare sul posto chi osasse attentare all’onore di colei che è “la Vergine che ha preservato il suo seno”… Il Corano supera il Vangelo nell’esaltare la madre di Gesù».5

Stesse considerazioni vengono fatte dalla coppia di ufologi Malanga-Pinotti, che alle apparizioni mariane hanno dedicato un intenso volume: «La madre di Cristo, lo si tenga presente, è ben nota e venerata in tutto il mondo islamico. Curiosamente, la più eclatante apparizione mariana si è verificata a Fatima, località il cui toponimo corrisponde al veneratissimo nome della figlia di Maometto». Gli autori, prudentemente aggiungono: «Tutto ciò è casuale? Non lo sappiamo». Ma sono subito costretti ad ammettere: «La “neo-religione” universale mariana avrebbe tutto quello che serve per attecchire anche nell’Islam».6

Conservo gelosamente una copia dell’Economist, giornale anglosassone usualmente interessato a problemi socio-economici, ma che per un numero della rivista ha dedicato la copertina a un’icona della madonna titolando «Maria, stella della Bibbia e del Corano».7

In effetti molti musulmani – non tutti in verità – sono più che disposti a venerare Maria, dal momento che sono istruiti in ciò da una sura in particolare: «Noi (Allah) facemmo del figlio di Maria e di sua madre un segnale per l’umanità».8

Questa speciale predilezione di Maria nel mondo musulmano è attestata da un fatto storico. Nel 1480 i turchi saccheggiarono la città di Otranto e distrussero la facciata della locale cattedrale. All’interno dell’edificio i soldati musulmani distrussero anche immagini e affreschi, ma si fermarono di fronte a uno di questi che rappresentava Maria. Monsignor Piero Marti, parroco dell’odierna cattedrale, lo spiega così: «Probabilmente perché i musulmani venerano la madonna».9

Inutile disquisire sul passo, più che breve, che molti fanno confondendo «adorazione» con «venerazione».

Oggi, sulle alture di Genova, sorge il Santuario della Madonnetta. Grazia Pitorri rivela che: «È un luogo particolarmente sacro per i liguri e non solo. La sua storia racconta di apparizioni miracolose di Maria Santissima, ma soprattutto di un grande messaggio di pace che è stato siglato con esponenti della comunità islamica».10 Parlando con il dott. Enrico Remondini, collaboratore del Rettore del Santuario, la Pitorri ha raccolto questa dichiarazione: «La Madonna ha voluto accelerare i tempi e anche dare una “sterzata” in favore dell’Islam poiché in tempi rapidissimi ho avuto modo di entrare in contatto e invitare lo Sceicco Mohammad Nokkari, musulmano sunnita e giudice libanese di Beirut, oltre che libero docente di diritto in varie università. Egli è stato negli anni 2008-2009 il principale ispiratore in Libano della festa dell’Annunciazione di Maria, il 25 marzo, come festa pubblica islamico-cristiana. Alla mia domanda: “Sceicco, verrebbe con noi a onorare la presenza di Maria Santissima?”. Ha risposto: “Dove Maria mi chiama, io sarò al Suo fianco, per Lei e con Lei”».11

E qui non si tratta di «teologia» sulla Maria del Vangelo, ma di «apparizioni paranormali». Tutt’altra cosa.

Anzi, mentre alcuni teologi delle varie denominazioni ancora discutono sul «sesso degli angeli» e di teologie sganciate dalle reali necessità degli uomini, la madonna fa il pieno di anime. Benvenuti nel mondo del «paranormale».

Nel 2004, il servizio notizie della Reuters divulgò un articolo dal titolo «Nuova tendenza della globalizzazione: tutte le fedi si riuniscono», evidenziando il fatto che la figura di Maria è addirittura adorata, oltre che dai musulmani, anche dagli indù, dai buddisti: tutti in pellegrinaggio ai santuari cattolico-romani. Nell’articolo si legge che i pellegrini «Bevono l’acqua santa, accendono candele votive e pregano fervidamente la Madonna».12 Maria, in questi contesti religiosi, è venerata come una delle loro dee ancestrali.

E ciò crea, oggi, in questo momento storico, un legame con tutte le religioni neo-pagane e con la galassia variegata del mondo New Age.

Ci sarà qualcosa sotto?

Note
1 B. Severi, Il giornale dei misteri, n. 348, ottobre 2000.
2 J. Tetlow, R. Oakland, B. Myers, Regina di tutti, 2010, p. 41.
3 V. Messori, Jesus, giugno 1996.
4 New Notes Perspective Matry’s People, 31 gennaio 1993.
5 V. Messori, op. cit., pp. 46, 48.
6 C. Malanga, R. Pinotti, I fenomeni B.V.M. Le manifestazioni mariane in una nuova luce, Oscar Mondadori, pp. 197, 198.
7 The Economist, dicembre 2003-gennaio 2004.
8 Il Corano, sura 23:50-54.
9 https://www.youtube.com/watch?v=a7Vt2NZvURg (dal minuto 1.14 al minuto 1.38).
10 G. Pitorri, Miracoli, 22 gennaio 2016, p. 14.
11 Idem, p. 17.
12 Sito Expressindia.com, 20 agosto 2004-

È l’anno di Lutero, o l’anno della madonna? (terza parte)

È l’anno di Lutero, o l’anno della madonna? (prima parte)

Luigi Caratelli – Il 2017 è un anno di sovrapposizioni importanti: si celebrano i 500 anni della Riforma protestante, ma si celebrano anche i 100 anni dalla Rivoluzione bolscevica in Russia. E non solo.

Lo storico del pensiero politico, Angelo d’Orsi, ha ricordato quest’ultimo evento in un volume di recente pubblicazione,1 nel quale definisce il primo conflitto mondiale un «violento, drammatico ingresso nella modernità… Una guerra in cui il potere, in ogni nazione, manifesta da una parte il totale disprezzo della vita dei soldati e dall’altra delle popolazioni civili, obbligando gli uni a immolarsi per conquistare una collinetta di sabbia e sassi, e affamando le altre».2

D’Orsi passa in rassegna l’anno in questione, analizzandolo mese per mese: di fatto i contenuti di ogni capitolo del libro. Quando giunge al mese di maggio nota: «Lo smarrimento, la paura, la speranza, la disperazione, si intrecciano in una situazione che ormai, a metà dell’anno, appare apocalittica. Forse anche per questo, nell’ultimo periodo del conflitto si assiste alla ripresa dell’irrazionale, della tradizione apocalittica, delle profezie».3 Quindi, aggiunge: «Si moltiplicano infatti nel quadriennio bellico le apparizioni di madonne, le esperienze miracolistiche, gli annunci di tempi nuovi… La religione riemerge potentemente come strumento di auto consolazione. La più celebre di tali apparizioni, delle “mariofanie”, avviene in Portogallo, nei pressi della città di Fatima».4

Tornando all’oggi, ciò che a noi interessa constatare è che se i protestanti avevano preventivato di godersi le celebrazioni del 2017 in un comodo soliloquio, si trovano, invece, a dover dividere «il tempo e la festa» con molti inquilini scomodi. Uno di questi è proprio la madonna, apparsa a Fatima nel 1917. Quindi, nell’anno in corso, celebra anch’essa il suo centenario.

Gli eventi si dividono lo spazio non solo nel tempo ma, soprattutto, nelle librerie dove il gran numero di volumi che li celebrano sono, spesso, a «contatto di gomito» sugli scaffali: Rivoluzione di ottobre, Riforma protestante, Fatima.

Saverio Gaeta e Andrea Tornielli, sempre attenti ai fenomeni paranormali nell’ambito del cattolicesimo, hanno pubblicato anch’essi un volume sul tema delle apparizioni mariane per celebrare, appunto, il centenario di Fatima. Già dalle prime pagine del lavoro si è immessi nel corso degli eventi mariani, ma con una prudenza che non si può non elogiare. Scrivono gli autori: «Una delle caratteristiche della nostra epoca è quella di prestare ingenuamente fede a qualsiasi cosa, anche la più irrazionale» – quasi un rimando all’analisi di d’Orsi – «La scomparsa di Dio dall’orizzonte dell’uomo, dell’indifferentismo, il relativismo che accompagnano i tempi in cui viviamo hanno finito col rendere l’uomo più vulnerabile ai miti, superstizioni e talvolta vere e proprie bufale propalate attraverso quello straordinario ed efficientissimo, ma talvolta pericolosissimo, mezzo di comunicazione che è internet».5 Vengono citate le illuminanti parole di Chesterton: «Chi non crede in Dio non è vero che non crede in niente, poiché comincia a credere a tutto».

Dopo aver puntualizzato che «La vera profezia è connaturata al cristianesimo», Gaeta e Tornielli sono convinti del fatto che questa sia «in particolare legata alle apparizioni mariane».6

Convinzione legittima, dal punto di vista cattolico. Ma anche le apparizioni della madonna non potrebbero essere, proprio considerando i tempi di incertezza in cui viviamo anche oggi, lo stimolo per i contemporanei, spinti a «prestare ingenuamente fede a qualsiasi cosa, anche la più irrazionale?». Dubbio legittimo, soprattutto in casa protestante. O no?

Purtroppo no. Anche in casa protestante e, come vedremo nel prossimo articolo, soprattutto in ambito islamico, la madonna ha battuto tutti gli «anniversari». Maria batte Lutero con un gran margine di vantaggio.

Certamente ci sono protestanti, soprattutto quelli italiani, che respingono con decisione ogni possibilità di un culto mariano. Ma la stessa cosa, però, non è altrettanto chiara per altre chiese, soprattutto episcopali e, colmo dei colmi, luterane. Lo rivelava già nel 2003 il Los Angeles Times affermando che: «L’apparizione di Nostra Signora di Guadalupe (avvenuta in Messico subito dopo l’occupazione degli europei nel XVI secolo, ndr) nelle funzioni non-cattoliche, fa sì che discepoli ed altre persone si chiedano se l’amata apparizione che ha unito i messicani… non possa raggruppare le denominazioni cristiane».7

Due anni dopo, anche il Time Magazine dedicava la copertina a Maria e titolava: «Ave, Maria – i cattolici l’hanno venerata per lungo tempo, ma ora i protestanti trovano le loro ragioni per celebrare la madre di Gesù». Nell’articolo interno il redattore constatava che: «In un cambiamento la cui portata ideologica è inusuale nel frammentato mondo protestante… Maria sta guadagnando popolarità nelle scuole teologiche protestanti».8 Nello stesso articolo si portava l’esempio della chiesa metodista del South Side di Chicago, dove ai lati del pulpito erano state esposte due statue della madonna.

Così motivava l’inciucio il direttore del Southern Baptist Theological Seminary, Albert Mohler Jr.: «molti protestanti… tornano a riconsiderare Maria e a incorporare la sua venerazione nelle devozioni personali e nell’adorazione corporativa. Alcuni si spingono fino a riconoscere Maria come intercessore, indirizzando preghiere sia a lei sia ad altri santi».9

Infine, condividiamo pienamente lo sconcerto di Luca Dini, che sul settimanale Oggi, in tempi lontani, scrisse: «Tra gli anglicani e i luterani si sta addirittura diffondendo l’abitudine di recitare il rosario. Fino a pochi anni fa sarebbe stato impossibile. Ci sono anche anglicani e luterani, infatti, tra i pellegrini che accorrono ai luoghi delle apparizioni mariane».10

Forse l’intento delle apparizioni mariane è reso molto chiaro dal veggente Chris Courtis del Maryland: «Desidero anche dirvi –  comunicò l’entità mariana in quel contesto – che prima che le mie apparizioni giungano definitivamente a termine, io sarò vista da ogni denominazione e religione del mondo».11

Anche dai musulmani?

Ringraziando tutti coloro che in precedenza ne hanno già fatto richiesta, Luigi Caratelli mette ancora a disposizione, gratuitamente, il PDF che raccoglie tutti gli studi su tali fenomeni. Per le richieste scrivere a l.caratelli@avventisti.it

 

Note

1 A. D’Orsi, L’anno della rivoluzione: 1917, edizioni Laterza, Bari, 2016.
2 Idem, p. 7.
3 Idem, p. 79.
4 Idem, p. 80.
5 Gaeta-Tornielli, La profezia che non finisce. Il filo rosso dei prodigi e dei misteri che nasce da Fatima, edizioni Piemme, Milano, 2017, p. 5.
6 Idem, p. 6.
7 Los Angeles Times, 12 dicembre 2003.
8 Time Magazine, 21 marzo 2005.
9 www.albertmohler.com/2005/03/18/mary-for-protestants-a-new-look-at-an-old-question/
10 L. Dini, settimanale Oggi, 1.10.1997.
11 www.yourmotheroflighttotheworld 24 settembre 2004.

 

E dopo gli esopianeti, anche gli UFO? (terza parte)

E dopo gli esopianeti, anche gli UFO? (terza parte)

Luigi Caratelli – Chi sono gli extraterrestri? Questa domanda venne posta da un pastore avventista al responsabile del Centro Ufologico diretto dal sig. Eugenio Siragusa, noto contattista italiano degli anni ’70, a seguito di una trasmissione televisiva nella quale si lodavano le meraviglie dei contatti extraterrestri. Non c’era internet e la risposta giunse diversi giorni dopo, a firma di Giulio Damiano segretario del Centro.

Ecco parte dello scritto: «Gentile sig. (…) Rispondo alle sue domande in maniera succinta: la missione dei nostri Fratelli Superiori nei riguardi dei terrestri è di Pace e di Amore; gli extraterrestri, essendo gli angeli di biblica memoria, vengono mandati espressamente da Dio».

Seguono poi due dichiarazioni che in nessun modo gli «angeli di biblica memoria» possono mai aver rilasciato: «Il messaggio… si rivela, ora, soltanto a coloro che nelle precedenti esperienze (vite trascorse) hanno avuto un bagaglio positivo. Cristo è un genio Solare, è cosciente di Dio ma non è Dio».1

Il problema è tutto qui: conoscere integralmente quello che la Bibbia dice veramente. Ad esempio la Bibbia non parla mai di reincarnazione e sostiene invece, in ogni sua pagina, che anche Gesù è Dio, della stessa sostanza del Padre.

Passino certi svarioni per ufologi laici, ma non sono assolutamente ammissibili in ambito cristiano. Nemmeno quello di fede cattolica. Invece il contattista Sartorio non ha dubbi: «Molte possono essere le reincarnazioni», gli comunica l’extraterrestre, «La reincarnazione è parte integrante del Sapere Divino Cosmico. Non c’è una sola vita. Sarebbe assurdo pensarlo».2 E, con questa perla, etichetta la Bibbia come «assurda», dato che in essa si parla proprio di una sola vita e di una sola morte (cfr. Ebrei 9:27)

Un contattista cattolico, Giorgio di Bitonto, diffonde altre stranezze con il suo libro Angeli in astronave, divulgato dalle Edizioni Mediterranee, ma acquistabile in ogni libreria cattolica, Paoline comprese. Dopo aver avuto ripetuti contatti con un extraterrestre di nome Raffaele, prima di ripartire per gli spazi siderali, il marziano lo invita sulla sua astronave e gli fa un regalo, a cui ogni cattolico è sensibile: tra sensori e manopole varie gli fa apparire la madonna. «Ella», rivela l’alieno, «noi la consideriamo la Grande Sorella… la Madre Universale… Ella è apparsa sulla terra un numero maggiore di volte di quanto chiunque possa supporre. Alcune volte è apparsa clamorosamente, come a Fatima».3

Eccoci diventati testimoni indiretti di una novella Lourdes; in una grotta cosmica, sotto i fari delle astronavi. Perché no? «È nella possibilità degli Extra-Planetari», afferma Eugenio Siragusa, «proiettare in un determinato spazio, immagini mobili e parlanti». Volendo intendere che le apparizioni mariane possono essere provocate, volute, realizzate dagli extraterrestri. A quale scopo, ci chiediamo? È la «madonna» che sponsorizza gli UFO, o sono gli UFO a propagandare la «madonna»?

Pier Luigi Sani e Roberto Pinotti, ricercatori ufologici, avendo notato la straordinaria coincidenza tra apparizioni mariane e ufologiche, e studiando, al riguardo di tali coincidenze, i dati di due studiosi portoghesi (Joaquim Fernandes e Fina d’Armada) affermano: «… (è) in atto un vero e proprio programma di “catechizzazione” destinato ad intensificarsi con il tempo. Le apparizioni “mariane”, negli ultimi anni, stanno diventando “epidemiche”: Medjugorje, Kibeho, Schio, Carpi, Cittadella di Padova, Oliveto Citra, Flaminiano, Belpasso, Crosia, sono soltanto alcuni dei moltissimi eventi “mariani”, verificatisi negli anni ’80. In tutti questi casi la manifestazione religiosa è sempre risultata accompagnata, come a Fatima, da fenomeni di tipo ufologico (soli rotanti, luci nel cielo, ecc.). Ma che cosa significa questo connubio UFO-religione? E in ultima analisi, “chi” sta strumentalizzando, con le apparizioni della “Madonna”, le nostre credenze religiose? E soprattutto, a quale scopo?».4

Ma se esiste un fenomeno, chi lo determina? Chi lo ha preordinato?

L’americano Jaques Vallée è convinto che il fenomeno sia un : «…riproporsi, in chiave moderna, di una corrente culturale già presente nella storia di altre epoche (elfi, gnomi, fate, folletti, regni favolosi, apparizioni angeliche e mariane, ecc.); e quindi, gli odierni UFO, in altri termini, costituirebbero la versione aggiornata di una realtà intelligente manifestatasi via via nel corso dell’evoluzione umana in funzione della mentalità e delle credenze del momento».5 Mentre John Keel crede che: «il fenomeno si manifesta differentemente assumendo esso stesso, caso per caso, una particolare, fallace “maschera” in funzione delle credenze, conoscenze e aspettative di chi lo osserva. A livello di massa, il discorso si complica: queste intelligenze parafisiche, utilizzando questa tecnica, non si mostrerebbero mai nella loro realtà, ma dietro ad un paravento ingannatore…».6

Sempre il Pinotti, delineando in maniera, per ora, limitata il fenomeno, afferma: «Solo il futuro potrà dirci quali siano le ultime reali intenzioni dell’ignoto Regista di questa complessa operazione… il Cristianesimo si è manifestato solo quando il mondo antico era di fatto unificato da Roma. Curiosamente, il “Neo-Cristianesimo” mariano si manifesta ed “esplode” oggi proprio mentre il mondo attuale…si avvia a riunificare l’Occidente con l’Est. E dopo? Cosa farà il Regista?».7

Interessante è ciò che afferma il ricercatore Salvador Freixedo. In uno studio in cui si è occupato delle apparizioni in seno alle diverse culture scrive: «La mia opinione a questo proposito è che i folletti siano più materiali delle fate. In molti casi le fate non sono che il travestimento di altre entità superiori, così camuffate per ottenere che l’essere umano contattato compia volontariamente i loro ordini. Come ho già scritto in altre occasioni, considero le apparizioni mariane e quelle delle fate due aspetti dello stesso fenomeno. Probabilmente, la Madonna non è la Madonna e le fate non sono le fate, ma entità che, dietro le apparenze assunte, popolano una realtà superiore e, per noi, misteriosa».8 Quindi, giungendo ad analizzare il fenomeno UFO-marianesimo, aggiunge: «Il lettore che non conosca il fenomeno UFO potrà giudicare inverosimile il nostro tentativo di stabilire una certa relazione tra quest’ultimo e le apparizioni mariane, quando a prima vista essi non presentino alcun tipo di legame. In realtà non è così, e, dopo molti anni di studi su entrambi i fenomeni, siamo giunti alla conclusione che essi siano non solo in relazione l’uno con l’altro, ma addirittura che facciano parte di uno stesso fenomeno, che si manifesta sotto due aspetti differenti».9

Ma chi sarebbero queste entità?

Magdalena del Amo, li chiama «abitanti occulti del pianeta» e afferma che questi «sono sempre stati sulla Terra e hanno sempre interferito in vario modo nella vita degli uomini: nella mitologia apparendo sotto forma di dèi, fauni e satiri; negli ambienti religiosi, con le apparizioni della Vergine…nel folclore popolare come fate e folletti; nello spiritismo come spiriti disincarnati; nell’esoterismo e in alcune religioni orientali come maestri asceti, dakini o pitri; e ai nostri giorni, adottando la maschera più consona alla nostra era spaziale: quella degli extraterrestri…».10

A uno studioso dei fenomeni spiritici come il Talamonti, del quale non sposiamo certo tutte le tesi, non è sfuggita una importante connessione. «I punti di contatto con la casistica dello Spiritismo», egi dice, «sono svariati e significativi. I contattisti, lo sappiano o no, sono chi più e chi meno dei medium che…ricevono messaggi dalle entità… che sono quelle di sempre, ma con panni più adatti alle attese di oggi… Come nel caso dello Spiritismo».11

Nulla di nuovo sotto il sole. Di veramente nuovo c’è solo il fatto che queste manifestazioni oggi sono diventate epidemiche, e sono rappresentate per il grande pubblico da film di successo mondiale.

Qualcuno, però, dovrebbe spiegare ai tanti «ricercatori dello spirito» che queste manifestazioni, e le storie a esse collegate, sono solo una grande mistificazione atta a distogliere lo sguardo e l’attenzione dal vero messaggio biblico della salvezza e della vita ultraterrena.

Concludo questa serie di articoli, così come l’ho cominciata. Ringrazio Clifford Glodstein per avere avuto l’accortezza di citare passi importanti, e poco conosciuti, di Ellen G. White; a essa lascio le ultime righe di questo lavoro: «A mano a mano che ci avviciniamo alla fine dei tempi ci saranno delle manifestazioni sempre più grandi delle divinità pagane… e si manifesteranno alle grandi città di tutto il mondo. Tutto ciò si sta verificando».12

A chiunque ne faccia richiesta, Luigi Caratelli mette a disposizione, gratuitamente, il suo libro in formato pdf dal titolo Voci dall’aldilà: chi parla?, nel quale sono trattati i temi dello spiritismo, dell’occultismo, del sonno dei morti, dell’astrologia, della reincarnazione, dell’ufologia e delle apparizioni mariane alla luce della Bibbia. Potete richiedere il materiale scrivendo direttamente a l.caratelli@avventisti.it

 

Note
1 Lettera privata.
2 G. Grosso, U. Sartorio, I nostri amici extraterrestri, MEB, Torino, 1977, p.125.
3 G. Dibitonto, Angeli in astronave, Ed. Mediterranee, Roma, 1986, p. 134.
4 R. Pinotti, C. Malanga, I fenomeni BVM Le manifestazioni mariane in una nuova luce, Mondadori, Trento, 1990, pp.11,12,20,183.
5 Vedere Stargate, luglio-agosto 2000, p. 20.
6 Idem, p. 20.
7 R. Pinotti, C. Malanga, op. cit.
8 Cfr. Le apparizioni mariane, Hobby & Work, Milano, 1993.
9 Idem, p. 71.
10 M. Del Amo, Abitanti occulti del pianeta, Hobby & Work, Milano, 1993, p. 112.
11 L. Talamonti, I protagonisti invisibili, Rizzoli, Milano, 1990, p. 109.
12 E. G. White, Testimonies to Ministers, pp. 117,118.

 

E dopo gli esopianeti, anche gli UFO? (terza parte)

E dopo gli «esopianeti», anche gli UFO? (seconda parte)

Luigi Caratelli – Nel libro La grande speranza, Ellen G. White afferma che, prima del ritorno di Cristo sulla terra alla fine dei tempi, ci sarà una potente manifestazione di Satana che, nelle vesti di pseudo-cristo, imiterà la venuta del Salvatore per sviare un gran numero di persone.1 E in un’altra sua opera2 mette in guardia sul fatto che tale falsa venuta sarà preceduta da innumerevoli manifestazioni sovrannaturali.

Dalla seconda metà del 1800, proprio quando Ellen G. White iniziava il suo ministero in favore del Vangelo, con un crescendo vertiginoso che porta fino ai giorni nostri, una serie di apparizioni collegabili a interventi di presunti extraterrestri hanno catalizzato l’attenzione non solo di comuni cittadini, ma addirittura di esimi scienziati.3

Autori come Mauro Biglino, ex traduttore biblico per le Edizioni Paoline, riempiono le sale a ogni loro conferenza, proclamando che proprio dalla Bibbia si evince che gli elohim, citati nel primo versetto del Genesi, non sarebbero altro che visitatori spaziali, venuti sulla terra a bordo delle loro astronavi per portarci il verbo divino. Anzi, sarebbero stati proprio loro a crearci per mezzo di esperimenti di ingegneria genetica.

Biglino non è affatto originale, ma copia diffusamente dai suoi predecessori. Come a esempio Claude Vorilhon, conosciuto come Rael, il fondatore del culto ufologico dei raeliani. Anche lui, come Biglino, riempie le sale di persone: quasi tutte rigorosamente a digiuno di Bibbia, quindi facilmente influenzabili. Lui, però, a differenza di Biglino, è stato contattato dagli alieni dai quali ha ricevuto informazioni molto singolari.

La prima singolarità è che i marziani apparsi a Rael si sono definiti proprio gli elohim biblici e lo avrebbero contattato per affidargli un incarico straordinario: riscrivere daccapo tutta la Bibbia. Singolare, anzi sciocca, è la motivazione addotta dagli alieni per convincere il loro «profeta»: essi, quando hanno comunicato a Mosè e a tutti i grandi profeti dell’Antico Testamento i comandamenti e le regole morali, non sono stati compresi giustamente dai loro canali terrestri. Quindi, sarebbero scesi a rimettere a posto le cose.

È vero che gli spazi siderali si misurano in anni luce, ma questi elohim giungono decisamente in ritardo. Infatti, altra singolarità, è che – stiamo al loro gioco – avendo Mosè frainteso il messaggio da essi comunicato, questi hanno atteso 2.300 anni prima di correggerlo. Cioè, dei supremi, perfetti esseri divini avrebbero innanzitutto sbagliato bersaglio, scegliendo persone cocciute e incapaci di comprendere il loro verbo; e poi avrebbero permesso che intere generazioni, nel corso di millenni, credessero a quegli errori. Decisamente singolare per coloro che si sono autodefiniti «creatori del mondo».

Stranamente, le correzioni suggerite a Rael dagli elohim, sono tutte volte a distruggere il nucleo centrale della Bibbia. Ecco alcuni ritocchi che il moderno profeta diffonde come verbo divino nei suoi libri: «I medium sono utili, cercateli».4 Strano! Tremilacinquecento anni prima hanno detto a Mosè: «Non si trovi in mezzo a te… chi consulti gli spiriti».5 Singolari, anzi decisamente sfrontati, sono gli alieni quando, ritoccando il comandamento «Non commettere adulterio», da loro rivelato al monte Sinai, millenni dopo confezionano la verità 2.0, più in voga con i tempi: «Se hai voglia – pontificano gli omini siderali – di avere un’esperienza sessuale con uno o parecchi individui, qualunque sia il loro sesso… puoi agire seguendo le tue voglie».6

Continuando sul tema delle singolarità, non sono da meno i seguaci di Ashtar Sheran, che hanno dato vita al Circolo Medianico della Pace di Berlino nel lontano 1957 e per i quali l’extraterrestre è addirittura equiparabile a un messia. Anche lui, manco a dirlo, con lo sfrenato desiderio di rimettere mano alla Scrittura e catechizzarci riguardo al «nuovo vangelo». E la «cateches» di Ashtar Sheran ingenera subito sospetti; non in chi è a digiuno del libro sacro. «La Bibbia», esordisce l’alieno berlinese, «come un antico documento storico, ci prova che già a quei tempi gli extraterrestri hanno tentato di insegnare ai terrestri una religione ragionevole».7

Ecco alcune «perle» di questa «religione ragionevole». «Ashtar Sheran è un messaggero del Signore; egli è un Maestro cosmico, a livello del Cristo stesso».8 «Le mie parole sono più importanti del Decalogo del Monte Sinai!».9 Da notare che neppure gli elohim di Rael sono mai giunti a tanto. E poi ancora: «Giudizio Universale? Si tratta di un’interpretazione della Bibbia del tutto errata. Non esiste alcun Giorno del Giudizio. È un’assurdità, perché l’esistenza dell’individuo non conosce limiti di tempo».10 Infine, la perla per eccellenza di tutte le comunicazioni extraterrestri, la vita immortale, spesso supportata dalla dottrina della reincarnazione: «La vostra vita non è così breve come immaginate, ma conta milioni e milioni di anni».11

«Voi non morirete affatto» (Gn 3:4).

Concluderei questa seconda parte con una dichiarazione di Ashtar Sheran, che fa pensare a quanto attendibili siano state le parole di Ellen G. White, proprio quando tali manifestazioni stavano per avere inizio, e dalle quali ci metteva in guardia: «I messaggi di Ashtar Sheran superano per importanza tutte le dottrine religiose e sono in grado di apportare le necessarie correzioni alla Bibbia. Ashtar Sheran è un Maestro cosmico, e in alcuni paesi lo si considera alla stregua di un messia riapparso tra noi. I suoi insegnamenti potrebbero salvare l’umanità».12

«… sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno gran segni e prodigi da sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti» (Mt 24:24).

Nel terzo, e ultimo articolo, leggeremo le dichiarazioni di scienziati e ricercatori dei più svariati ambiti – non solo quello religioso – che non si sono lasciati «sedurre», perché hanno capito chi sono questi personaggi extraterrestri e qual è il loro piano.

 

Note
1 E. G. White, La grande speranza, edizioni ADV, Città di Castello, 2012, pp. 533, 534.
2 E. G. White, Testimonies to Ministers, pp. 117, 118.
3 Si può ricordare qui il famoso progetto SETI, acronimo di Search for Extra-Terrestrial Intelligence (Ricerca di Intelligenza Extraterrestre). Lanciato nel 1960, ha raccolto un gruppo di scienziati impegnati a ricercare possibili segnali di vita dai mondi lontani. È un’organizzazione scientifica privata, senza scopi di lucro, con sede centrale a Mountain View, in California.
4 C. Vorilhon, Gli extraterrestri mi hanno portato sul loro pianeta, edizioni Mediterranee, Roma, 1975, p. 46.
5 Deuteronomio 18:11
6 C. Vorilhon, op. cit. p. 83.
7 A. Sheran, Armageddon: la battaglia finale, edizioni Mediterranee, Roma, 1990, p. 96.
8 Idem, p.103.
9 Idem, p. 117.
10 Idem, p. 130.
11 Idem, p. 165.
12 Idem, p. 133.

E dopo gli esopianeti, anche gli UFO? (terza parte)

E dopo gli «esopianeti», anche gli UFO? (prima parte)

Luigi Caratelli – La NASA (l’agenzia aerospaziale americana) scopre nuovi mondi, e una gran massa di persone spera che, presto o tardi, si possa entrare in contatto con supposti abitanti extraterrestri.

Clifford Goldstein, con la prudenza che gli è propria da sempre, riconosce che la scoperta non è poi una grande sorpresa, dato che, già nell’Ottocento, Ellen G. White aveva scritto qualcosa al riguardo (cfr. articolo Maol della scorsa settimana).

Goldstein avverte che non è corretto leggere negli scritti della White «più di quanto dovremmo»; quindi nessuna speculazione pro dischi volanti, e neppure voli astrali su zolle di terra cosmica, popolate da «grigi», «santini» o «rettiliani». Tutt’al più si può rimarcare il fatto che, come sostenuto da diversi rappresentanti delle più svariate discipline di studio, non c’è nulla di straordinario nel fatto che l’universo sconfinato possa ospitare pianeti in cui vivano altri esseri. Certamente: ma quali esseri?

Ellen G. White, quando nei suoi scritti parla di altri mondi e dei loro relativi abitanti, ha sempre fatto riferimento a «esseri non caduti nel peccato», come invece è successo agli abitanti del pianeta terra. La distinzione è capitale, per non correre il rischio di cadere vittime di una delle mode più intriganti dell’ultimo secolo: la possibilità di incontrare presunti extraterrestri.

Il campo va subito sgombrato da indebite sovrapposizioni e da facili conclusioni. Qualsiasi essere al di fuori del nostro pianeta deve essere considerato – etimologicamente parlando – un extraterrestre: Dio, gli angeli, Satana, i demoni, ecc.

Sì, Dio è un extraterrestre, nel senso che abita i cieli e non il nostro mondo. Ne consegue, logicamente, che ogni uomo o donna che abita sulla terra, non è un extraterrestre; io e te siamo soltanto, e questo non è un handicap, dei terrestri.

A questo livello interpretativo non si pone alcun problema. Le distorsioni avvengono quando, postulando la concreta possibilità che altri mondi, lontani dal nostro, siano abitati, siamo invogliati a entrare in contatto con loro. Come dovremmo aspettarci che tali esseri si presentino a noi? Con quali fisionomie? Ci assomigliano o sono ripugnanti creature, non importa se viscide o scafandrate? E, cosa più importante, se veramente sono intenzionati a comunicare con noi, quali messaggi ci portano? Infine, nel caso tali messaggi fossero menzogneri, quale mappa concettuale potremmo usare per renderci conto dell’inganno?

Ellen G. White e Goldstein non hanno mai avuto di tali problemi, poiché entrambi credono, in base alla rivelazione biblica, che tali esseri, se esistono, non possono in alcun modo comunicare con noi; proprio in forza della loro ubbidienza alle leggi di Dio. Quindi  se è solo il nostro mondo ad aver sperimentato il peccato e gli altri mondi ne sono stati preservati, allora non vi è alcuna comunicazione possibile tra noi e loro: proprio per proteggere gli altri mondi da tale contaminazione, dal nostro cattivo esempio, insomma.

Fuori da questa linea di pensiero, tutte le interpretazioni possono avere uguale validità, anche quelle più pericolose.

Pericolose sono, infatti, le conclusioni a cui stanno giungendo, non solo uomini di scienza, ma anche eminenti rappresentanti delle diverse religioni, la cattolica in testa.

Dopo aver ridicolizzato proprio Ellen G. White, annoverandola tra gli indovini quali Nostradamus e Swedenborg, il teologo cattolico Armin Kreiner così scrive della donna nel suo libro Gesù, gli UFO e gli alieni: «Ellen White, cofondatrice degli Avventisti del settimo giorno… dalle sue visioni emerge un’elaborazione teologica del problema dell’esistenza degli extraterrestri… in una delle sue visioni la White è dotata di ali e si reca, accompagnata da un angelo, su Giove e Saturno, dove è sopraffatta dalla gioia e dall’amabilità dei suoi abitanti».1

Ecco, questo è proprio uno dei tremendi errori in cui possono cadere quanti – anche teologi del calibro del Kreiner – non hanno una mappa che permetta loro di porsi di fronte al problema nel giusto modo.

Il Kreiner e un nutrito stuolo di suoi correligionari non solo dovrebbero indagare il problema tornando alle fonti bibliche, ma dovrebbero risultare onesti quanto il loro ruolo richiede. In nessuna delle citazioni, riportate dallo studioso cattolico a piè pagina, la White ha mai affermato di essere stata su Giove o su Saturno. Questa libertà colposa è solo frutto delle volute distorsioni del Kreiner il quale sembra più interessato a divulgare la buona nuova di ampi settori vaticani della, ormai certa, vita su altri pianeti, che a riportare correttamente le notizie dei comuni terrestri.

Kreiner, svarioni imperdonabili a parte, in definitiva sostiene, giustamente, che dobbiamo convincerci dell’esistenza di altri mondi abitati. Il problema, ripeto, è capire chi siano questi esseri e quali possibilità abbiano di intervenire negli affari dei terrestri.

Su questo, spalleggiando tutti i teologi alla Kreiner, non ha dubbi l’attuale pontefice, papa Francesco. In una omelia tenuta il 12 maggio 2015, nella cappella di Santa Marta, senza dare l’impressione di scherzarci troppo, ha detto: «Se domani venisse una spedizione di marziani… verdi, con quel naso lungo e le orecchie grandi, come vengono dipinti dai bambini… E uno (dei marziani, ndr) dicesse: “Io voglio il battesimo!”. Cosa accadrebbe?».

Battezzare un marziano?

Ellen G. White non credeva affatto che Giove e Saturno fossero abitati, mentre per Marte, anche in teologia, sembra basti una licenza speciale perché passi la disinformazione.

Pare che in Vaticano, e non soltanto in quei ristretti limiti territoriali, si sia sempre più disposti a credere che una futura visita di extraterrestri (non quelli dei mondi abitati delle visioni di Ellen G. White, ma di sornioni residenti in Marte), non solo sia possibile, ma teologicamente sostenibile e necessaria. Non sono in pochi a credere, senza timore di essere ridicolizzati, che lo stesso Gesù, al suo ritorno, possa utilizzare quale mezzo di trasporto un disco volante.

Basterebbe leggere l’informato volume di Roberto Pinotti, dal titolo emblematico UFO e Vaticano,2 per convincersi che le categorie teologiche, grazie alle quali interpretare l’escatologia, hanno fatto un salto (non autorizzato) di qualità e, sotto la sapiente interpretazione di teologi di professione, ci autorizzano a pensare che presto saremo visitati da navi spaziali pilotate da salvatori cosmici che ci illumineranno con il loro verbo.

Proprio come ci dice il film «Arrival»,3 che da alcuni mesi, manco a dirlo, riceve gradimenti che superano il 90 per cento.

Eppure le cose non stanno così.

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Note
1 A. Kreiner, Gesù, gli UFO e gli alieni. L’intelligenza extraterrestre come sfida alla fede cristiana, Queriniana, Brescia, 2012, p. 55.

2 R. Pinotti, UFO e Vaticano. La Chiesa e la vita extraterrestre, Mondadori, Milano, 2016.

3 «Arrival» è un film del 2016 diretto da Denis Villeneuve. In esso si racconta la discesa di misteriose astronavi extraterrestri nelle grandi città della terra. Come da copione, i militari vogliono subito distruggere gli intrusi, ma si decide infine di affidare alla linguista Louise Banks la missione di tentare una comunicazione con gli ipotetici guidatori delle astronavi. Al termine di una serie di peripezie, la donna riesce a comprendere il messaggio degli internauti che, in sostanza, è il seguente: gli extraterrestri sono venuti in pace a portare riunificazione e pace agli stessi umani, con il dichiarato intento di offrire al mondo una esistenza senza guerre e divisioni. Il mondo accetta e l’ONU, 18 mesi più tardi, istituirà una festa per celebrare il felice evento.

 

È l’anno di Lutero, o l’anno della madonna? (terza parte)

La Riforma protestante ha cancellato il valdismo medioevale?

MaolQualche settimana fa abbiamo ricordato la libertà religiosa nei giorni in cui cade il 17 febbraio, anniversario delle lettere patenti che finalmente riconoscevano i diritti civili dei valdesi. Quest’anno le iniziative sono state dedicate ai 500 anni della Riforma. Pubblichiamo un interessante articolo di Giuseppe Platone, pastore valdese, segnalato dal past. Giampiero Vassallo.

Nel 1532 avvenne – com’è noto – il passaggio dei valdesi alla Riforma. Una decisione storica che solleva per noi un’importante questione: c’è o non c’è continuità tra il prima e il dopo? I valdesi medioevali vennero completamente omologati dalla Riforma di Lutero, Bucero, Ecolampadio e Zwingli, e più tardi da quella di Calvino? Detto altrimenti: nel momento dell’adesione alla Riforma vennero azzerati i trecentocinquant’anni di vita clandestina del movimento valdese, collegato nella sua dispersione europea alla figura dei «barba» (i predicatori itineranti)? Nell’autunno del 1532, a Chanforan (luogo della storica svolta), nel cuore delle valli valdesi in Piemonte, s’inaugurò la tomba del valdismo medievale? Quest’ultimo era stato caratterizzato da una spiritualità nutrita di radicale biblicismo; da un’assidua e attenta «cura delle anime» praticata dai barba lungo le vie di una vasta itineranza; e da un’insopprimibile riserva critica verso l’istituzione ecclesiastica, che coltivava «costantinamente» il potere economico e politico… Ma tutto ciò, a Chanforan, di botto scomparve? Iniziava per i valdesi, a partire dal 1532, un’altra storia?

Dopo essermi documentato, ritengo che alcuni tratti essenziali  dell’esperienza valdese medioevale siano rimasti, almeno in parte, ancora presenti e attivi. Non solo: rimango convinto che – pur nel necessario adattamento alle circostanze storiche successive – tali elementi siano riscontrabili anche nella chiesa valdese di oggi.

A Chanforan, nel settembre del 1532, giunsero i riformatori svizzeri: fra questi il focoso predicatore Guillaume Farel di Neuchatel e il pastore Antoine Saunier. Essi trovarono fra i valdesi anche dei generosi finanziatori per una nuova versione della Bibbia. E capirono che i valdesi potevano essere per loro dei nuovi alleati preziosissimi (l’anno prima Zwingli era stato ucciso in battaglia a Kappel, e i cantoni cattolici erano sempre più agguerriti). Ma si resero pure conto che i valdesi sarebbero potuti cadere, grazie all’influenza hussita, direttamente tra le braccia degli anabattisti, anziché confluire nell’alveo luterano. Questi riformatori scoprirono e valorizzarono la tenacia di un popolo «eretico» che aveva alle spalle, già allora, una storia incredibile. Un’«epopea» che trasmette, ancora oggi, un fascino straordinario. Non è un caso che la storia del valdismo sia stata, più di una volta nel corso dei secoli, mitizzata. Si pensi, per fare il primo esempio che mi viene in mente, al famoso testo di storia valdese, del 1851, di Alexis Muston: Israël des Alpes.

Oggi, grazie al lavoro degli storici che continuano a far luce sulla lunga stagione del valdismo pre-Chanforan (notevole, al riguardo, il lavoro che la nostra Claudiana ha messo in cantiere, pubblicando i manoscritti valdesi medievali) possiamo sempre meglio documentare la singolarità di una testimonianza cristiana che ha resistito ai feroci e persistenti attacchi dell’omologazione religiosa. A Chanforan (grazie anche al lavoro di alcuni barba avveduti e colti, che prepararono il terreno per l’incontro) si procedette da parte dei riformatori a un’energica potatura dell’antica pietà e dottrina valdese. Gli interventi sull’antica pianta valdese furono dettati da un’esegesi più attenta e profonda del testo biblico. E quando l’albero, una volta potato e innestato, comincerà finalmente a portare i suoi primi frutti, essi avranno un gusto diverso da prima. Ma il tronco, rappresentato dalla centralità della Parola di Dio nella vita della comunità di fede, era sempre quello di prima…

Nel corso dei secoli precedenti a Chanforan, erano già avvenuti per il valdismo molti cambiamenti, anche significativi. Ma questa volta la trasformazione si realizzò in tempi rapidi, perché il valdismo era entrato in contatto con i riformatori solo una dozzina d’anni prima del 1532. Il tempo della trasformazione fu inversamente proporzionale al periodo di assimilazione delle novità. Forse a Chanforan si girò pagina troppo in fretta, perdendo l’occasione di maggiori approfondimenti, da entrambe le parti, sui grandi temi in gioco: penso alla povertà, alla nonviolenza, all’itineranza, alle riserve critiche nei confronti dei poteri di questo mondo, al sacerdozio universale dei credenti, alla predestinazione, al servo arbitrio…

I cambiamenti proposti dai riformatori, e accolti in campo valdese, erano tutti biblicamente motivati. Il confronto tra la teologia dei riformatori e il biblicismo dei barba non poteva avere, dati i tempi, altro epilogo che quello di Chanforan, dove ci furono certamente contrasti e divergenze. Ma alla fine prevalse quella scelta riformata che si rivelò necessaria per poter continuare a vivere. La decisione di aderire alla Riforma protestante non risparmiò comunque al mondo valdese, durante i secoli dopo Chanforan, stragi, distruzioni devastanti, severe ghettizzazioni, l’esilio. Le fonti storiche dimostrano che, sul fronte della discriminazione, per i valdesi non ci furono sconti.

Ma l’avere scelto di entrare, nel 1532, nella corrente riformata europea consentì al «piccolo gregge» di poter contare, dopo Chanforan, su una solidarietà internazionale più grande. E su un impianto culturale e teologico meglio strutturato. Per non dire degli aiuti e della solidarietà che il mondo valdese riformato ha continuato a ricevere, nel corso dei secoli, dalla rete protestante internazionale: un flusso provvidenziale che ha evitato il tracollo o la sua stessa sparizione. Ma per i valdesi non si trattò solo di un ricevere: è stato anche un dare. I giorni di Chanforan raccontano la concretezza di aver voluto finanziare una nuova versione in francese della Bibbia. Una scelta che indica come sia dal terreno biblico che occorre, sempre e di nuovo, ripartire nel cammino del discepolato cristiano.

Proprio a Chanforan l’eredità spirituale del valdismo medioevale approda a una nuova traduzione della Bibbia, facendo affiorare la passione per il testo biblico, offerto in lingua comprensibile. Secoli prima, nelle audaci scelte di Valdo a Lione, quella passione aveva acceso i cuori e le menti di uomini e donne che – come disse un inquisitore – «nudi cercavano un Cristo nudo».

 

 

È l’anno di Lutero, o l’anno della madonna? (terza parte)

Guarda chi si rivede: lo spiritismo (seconda parte)

Luigi Caratelli – «Non verrò a nessuna sua conferenza, perché non voglio che la mia chiesa si riempia di spiriti». Era stata chiarissima la sorella: non gradiva che parlassi di fenomeni paranormali; anche se lo facevo, Bibbia alla mano, per dare una risposta allo sterminato popolo dei credenti dell’anima immortale, ai dubbiosi su cosa c’è dopo la morte, ai depressi che non scorgono alcuna terra promessa, neppure nell’aldiquà, ai vessati dagli spiriti.

Per una credente, ragionare così, faceva indovinare vuoti nell’informazione teologica ricevuta, fondamentalismo alla rovescia, o, probabilmente, mancanza di fede. Non è possibile immaginare Gesù, schivo e riservato, rifiutare gli indemoniati, perché questi avrebbero potuto contaminare il tempio della sua anima. Invece lo vediamo seriamente preoccupato per la salute di quanti, con gli spiriti, hanno perso qualche battaglia nella vita.

Stupendo il racconto contenuto nel vangelo di Luca (8:26-38) ove è detto: «Approdarono nel paese dei Gerasèni… Quando egli [Gesù] fu sceso a terra, gli venne incontro un uomo della città: era posseduto da demoni e da molto tempo non indossava vestiti; non abitava in una casa, ma stava fra le tombe». Questa è la vera azione di Satana nei confronti dell’uomo: spogliarlo dei suoi vestiti, soprattutto quelli spirituali. «Gesù… aveva comandato allo spirito immondo di uscire da quell’uomo, di cui si era impadronito da molto tempo… Di continuo, notte e giorno, andava tra i sepolcri e su per i monti urlando e percuotendosi con delle pietre». Quindi, pare che queste anime vessate abbiano bisogno di qualcuno che le accolga, non che le respinga. E Gesù libera l’indemoniato: «La gente uscì a vedere l’accaduto; e, venuta da Gesù, trovò l’uomo dal quale erano usciti i demoni che sedeva ai piedi di Gesù, vestito e sano di mente». Ecco i protagonisti del dramma e le loro reali intenzioni: Lucifero che denuda l’uomo con la possessione, la vessazione, o solo la tentazione, e Dio che lo riveste.

«Fatico a comprendere la tua passione per lo spiritismo», diceva l’amico. O, se volete, «Chi te lo fa fare?». Lo faccio per portare ai «piedi di Gesù», uomini e donne che sono stati spogliati della verità, perché abbagliati dai fumi velenosi dello spiritismo. Lo faccio perché il veleno si è insinuato nelle loro menti; perché sono nudi di verità, mentre il Signore li vuole «vestiti e sani di mente».

Satana! Perché, tu ci credi?
Ma c’è un problema non da poco: le menti di molti ricercatori dello spirito sono spesso state denudate proprio dalle guide spirituali; da coloro che avrebbero dovuto portarle ai piedi del Salvatore. Una certa teologia ha insegnato per anni che i vangeli sono racconti mitici, perché vi abbondano storie di miracoli (Bultmann). E, per quanto riguarda gli episodi in cui Gesù si confronta con i demoni, non bisogna dar loro credito perché, ci dicono sempre alcune guide spirituali, il Figlio di Dio – naturalmente esperto di psicanalisi – sapeva che le figure demoniache erano soltanto frutto dell’immaginazione dei suoi contemporanei. Il Salvatore avrebbe quindi fatto finta di credere all’esistenza di Satana, per meglio venire incontro alle esigenze di quanti gli chiedevano aiuto e, convinti di essere posseduti da forze maligne, imploravano la guarigione. Insomma un Gesù bugiardo a fin di bene o, utilizzando sempre le categorie interpretative di un certo liberalismo teologico, un Gesù autoconvintosi di essere il Messia liberatore, creatore di trucchi miracolistici (Renan, Strauss, ecc.)

Quindi Satana è in «libera uscita», grazie alle dotte disquisizioni dei teologi liberali. Essendo una figura mitologica, suscita appena l’ilare compassione di chi vi guarda con aria di emancipato saputello delle cose religiose, nel caso vi azzardaste a parlare di lui.

È dunque vero che, se il demonio torna d’attualità fra congreghe millenaristiche e club di annoiati ricercatori psichici, la sua figura perde decisamente importanza nelle sagrestie e negli staff dei teologi di professione. Il problema è evidenziato con arguzia e sarcasmo dal filosofo polacco Kolakowsky. Nel suo agile volume Conversazioni con il diavolo, egli immagina una conferenza stampa tenuta da Satana nella città di Varsavia; conferenza che ha lo scopo di farsi pubblicità presso i contemporanei: «Naturalmente io so che voi non mi credete più [dice Satana]. Lo so bene, ma a me non interessa proprio niente. Che crediate o no non è affar mio; è affar vostro. Ciò che importa è che la mia opera di distruzione continui. Il credere o non credere alla mia esistenza non altera la finalità e la serietà del mio lavoro… Tuttavia l’incredulità sembra partire proprio da me. Sembra più facile scartare il demonio, poi si passa agli angeli, poi alla Trinità e infine a Dio… Io noto che coloro che credono con convinzione, con entusiasmo, talvolta con fanatismo… anche costoro escludono il demonio dalle loro credenze. Essi non ne parlano più, rimangono incerti e perplessi quando vengono interpellati su di lui… A volte entro nelle chiese e ascolto le prediche… capita proprio raramente… che un predicatore… si ricordi di parlare di me dal pulpito… ha proprio vergogna. Perché ha paura di fare la figura del matusa, del sempliciotto, che crede ancora alle favole e non si adegua ancora allo spirito dei tempi.1

Finalmente il demonio si rivolge direttamente ai teologi, che così apostrofa: «Perché mi ignorate signori?… avete paura di essere presi in giro dagli scettici, di essere messi in ridicolo negli spettacoli del sabato sera? Voi avete paura di una cosa sola, di essere ritenuti sorpassati, di essere tacciati di medio-evo, di ricevere l’infame accusa di essere non-moderni… non scientifici… non industrializzati… Nella vana speranza di riuscire a stare al passo con gli scettici, con i vostri compiacenti compromessi e diplomazie… È sintomatico e strano il fatto che il mio nome risuoni solo occasionalmente e solo sulla bocca degli atei. Essi lo ricordano senza alcun imbarazzo… Tra i burattini degli show, delle fiere compare a volte il “diavoletto” per divertire i bambini, ma quando compare in un’opera teatrale o in un libro, potete stare sicuri che si tratta di atei… E voi vi chiamate cristiani? Cristiani senza il diavolo?».2 Ha colto molto bene l’andazzo di un simile convincimento teologico Klaus Bockmuhl, già assistente di Moltmann e anch’egli teologo, in un suo difficile ma stupendo volume intitolato Ateismo dal pulpito.3

Astuto come un… demonio
Un altro nome importante nell’ambito della letteratura cristiana è quello di Andrè Frossard; anch’egli, nel suo libro 35 prove che il diavolo esiste, ipotizza un intervento del demonio negli affari degli uomini, facendogli scrivere delle lettere, che indirizza a un generico redattore. In una di esse, Satana recrimina alcune peculiarità di cui si sente privato: «Caro signore – egli scrive – rappresentarmi con le corna, i piedi forcuti e una coda bifida o a tridente è un’indegnità, un errore e una menzogna… Tutte queste elucubrazioni mi hanno causato notevole pregiudizio. Esse tendevano a dimostrare che il Male, di cui io sono considerato l’indiscussa personificazione, porta all’animalità e genera mostri. Ora, è stabilito dai vostri migliori teologi, che io in realtà sono il più bello degli angeli… Come potrei essere in grado di sedurre, se fossi quel ridicolo animale con artigli…».4

Anche lo scrittore Clive Staples Lewis, famoso per aver scritto l’opera Le cronache di Narnia, in un suo libricino, anche in questo caso usando l’espediente epistolare, fa parlare il demonio, avendo cura di avvertire che «Vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei Diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L’altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano. I Diavoli sono contenti d’ambedue gli errori e salutano con la stessa gioia il materialista e il mago».5

A Satana va dato, purtroppo, il posto che gli spetta; evitando due errori contrapposti: parlarne troppo e non parlarne per nulla. Chi invece ha preso tremendamente sul serio la figura e l’opera nefasta del demonio, è la scrittrice Ellen G. White, la quale si dice convinta che, specialmente noi uomini del XXI secolo, dovremmo aspettarci sgambetti pericolosi dal principe del male. Dopo aver messo in guardia dai meravigliosi portenti delle manifestazioni moderne dello spiritismo, che dilagavano al suo tempo (1848), ne ha preconizzato la rinascita, sotto più affascinanti vesti, per gli abitanti di un mondo dominato dalla tecnologia e dalla realtà virtuale. Non più rozze e macchinose comunicazioni medianiche, ma facili e immediate «canalizzazioni» che promettono contatti col mondo degli spiriti invisibili.

Nella sua opera Il gran conflitto,6 ella scrive: «Satana da tempo sta preparando l’ultimo assalto per sedurre il mondo. Il fondamento della sua opera fu gettato con l’affermazione fatta a Eva in Eden: “No, non morrete affatto”… A poco a poco, egli ha preparato la strada per il suo capolavoro di seduzione: lo spiritismo. Satana non ha ancora raggiunto il pieno adempimento dei suoi progetti, ma lo raggiungerà all’ultima ora». Un messaggio che va oltre il suo tempo, nel quale aveva visto la nascita del movimento spiritista moderno, e si proietta sino all’epoca del ritorno di Cristo, ancora davanti a noi.

Poi, con straordinaria visione profetica, E. G. White, citando a supporto delle sue argomentazioni la stessa Bibbia, continua: «Dice il profeta: “E vidi… tre spiriti immondi simili a rane… sono spiriti di demoni che fan de’ segni e si recano dai re di tutto il mondo per radunarli per la battaglia del gran giorno dell’Iddio Onnipotente” – Apocalisse 16:13,14».7

Questo è il tempo!
Il testo di Apocalisse mette in risalto alcuni punti fondamentali:
1. Gli spiriti immondi, sono spiriti di demoni.
2. Hanno il potere di operare miracoli e cose straordinarie.
3. Sono simili a rane. Sottolineatura molto importante, poiché la rana, nell’antichità, era anche associata all’idea di immortalità e nella religiosità cristiana rappresentava i cattivi consigli, la falsità, la via sbagliata. Era l’idolo della setta eretica degli Ebioniti.
4 Gli spiriti immondi, che sono demoni e che sono rappresentati da rane, simbolo dell’immortalità, sono predicatori di false dottrine.
5. In questo caso la falsa dottrina è quella della sussistenza dell’anima immortale dopo la morte, base filosofica dello spiritismo.
6. L’azione di questi spiriti maligni avrà una recrudescenza mondiale al tempo della fine, in prossimità del ritorno di Cristo.
7. Gli spiriti mireranno, soprattutto, a catechizzare le persone importanti che hanno un ruolo di primo piano nella guida del pianeta.
8. Se ne deduce che lo spiritismo, nelle sue varie forme e proposte, la farà da padrone in ogni settore della vita degli esseri umani. Esattamente ciò che preoccupava Ellen G. White, grazie alla quale siamo avvertiti di quanto ci aspetta. La Bibbia, più importante di Ellen G. White, da par suo, ha anticipato profeticamente i tempi. Il profeta Giovanni scrive che lo spiritismo avrebbe influenzato, più che nel passato, i «grandi della terra».

Alice Bailey, teosofa e seguace della spiritista Blavatsky, ha fondato, intorno al 1920, il Lucis Trust (originariamente Lucifer Trust; troppo scoperte le carte per mantenere il nome originario), un’associazione no-profit oggi inserita nel sistema delle Nazioni Unite. Sul sito dell’associazione, sotto il titolo di presentazione «Supporto alle Nazioni Unite», si legge che: «Il Lucis Trust ha uno Statuto Consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOSC)… il Trust [è] parte di una comunità di molte centinaia di ONG che giocano un ruolo attivo nelle Nazioni Unite, in particolare nel sostegno ai programmi delle Nazioni Unite stesse… il Lucis Trust ha fornito… sostegno mediante meditazione, materiali educativi e seminari».

In maniera analoga, anche se con meno rinomanza, i «grandi della terra» che si riuniscono all’ONU, hanno avuto modo di ricevere, in più di una occasione, i messaggi dell’entità spiritica Kryon, canalizzata dal medium Lew Carroll, frequentatore abituale delle strutture del Palazzo di Vetro.

Ecco perché mi «occupo di tali cose». Certamente non esiste solo il mondo dello spiritismo; e il messaggio sugli spiriti maligni e la loro attività non è l’unico messaggio importante del Vangelo: ma è Vangelo. E qualunque parola del Vangelo rende liberi e porta ai «piedi di Gesù» anche coloro che hanno problemi con lo spiritismo, per renderli «vestiti e sani di mente» (Lc 8:35). Pur tuttavia, come la mia cara sorella preoccupata che la sua chiesa fosse teatro delle scorribande dei demoni, coloro che assistettero alla guarigione di un indemoniato da parte del Signore «si spaventarono» e «pregarono Gesù di andarsene via, lontano da loro, perché avevano molta paura» (v. 37). Con l’aiuto del Signore, non ho paura, perché allora, come oggi, chi è liberato dal Vangelo non può che avere un solo atteggiamento: «Intanto l’uomo liberato dai demoni chiedeva a Gesù di poter stare con lui» (v.38).

Chi è liberato dal Vangelo, da qualsiasi parola del Vangelo, non può che desiderare di vivere con Dio.

____________________________________

Note

1 L. KOLAKOWSKY, La chiave del cielo. Conversazioni con il diavolo, Queriniana, GdT 138, Brescia, 1982, p.173.
2 Idem, p.174.
3 K. BOCKMUHL, Ateismo dal pulpito, Claudiana, Torino, 1970.
4 A. FROSSARD, 35 prove che il diavolo esiste, SEI, Torino, 1978, pp.13,14.
5 C. S. LEWIS, Le lettere di Berlicche, Mondadori, Cles, 1998, p.3.
6 E. G. WHITE, Il gran conflitto, ADV, Firenze 1977, pag. 409.
7 Ibidem.

 

È l’anno di Lutero, o l’anno della madonna? (terza parte)

Guarda chi si rivede: lo spiritismo (prima parte)

Luigi Caratelli – Mi scrisse: «Fatico a comprendere la tua passione per l’argomento spiritismo». In poche parole: «Chi te lo fa fare». Continuai invece a occuparmi di fenomeni legati allo spiritismo, al paranormale, alle apparizioni sovrannaturali, al fenomeno UFO, e via di questo passo. Almeno in quel periodo. Perché, grazie a Dio, non sono nato con la propensione a indagare i «misteri del Serpente» nelle sue varie e disgustose manifestazioni… a meno che!

A meno che non sia indispensabile farlo. E sono giunto a questa conclusione dopo aver predicato le meraviglie del regno: il sorriso di Dio e l’abbraccio di Gesù; senza dimenticare le consolazioni dello Spirito Santo. A mo’ di curriculum spirituale posso vantare di aver iniziato il mio ministero nella radio con due serie di programmi dai titoli emblematici e riassuntivi del mio essere cristiano: «Il mio nome è amico», dove l’Amico è Dio; e «Dalla parte degli ultimi», con il dichiarato intento di occuparmi, come si dice, del sociale, della gente reale, insomma. Quella che Dio ama.

E della «gente» mi sono sempre occupato, anche quando era necessario trattare temi «borderline». Perché non tutte persone sono laureate a Oxford: anzi, la moltitudine naviga giornalmente in acque torbidissime. Eppure anche a loro è rivolto l’immenso amore del Padre.

Esperti in stranezze
Temi borderline? Ricordo vivamente le parole di un altro mio carissimo amico, il quale, senza alcuna ombra di rimprovero o di sufficienza, anzi, per tratteggiarmi con originalità e affetto, mi presentava al pubblico della sua comunità con queste parole: «Carissimi, abbiamo oggi con noi Luigi Caratelli che, come molti sanno, si occupa di cose strane». Non avrebbe potuto riservarmi presentazione migliore; la più bella fattami «in carriera». Lo ringrazio ancora oggi perché, dopo la gioia del parlare di un Padre straordinario, ho veramente fatto di tutto per occuparmi di cose «strane». O meglio, delle persone che ai laureati di qualunque college, risultano eufemisticamente «strani».

Gli strani in questione, hanno problemi, e spesso curiosità, inerenti al mondo dell’occultismo. Non esagero se dico che il 90 per cento dell’umanità si pone il problema della morte e di che cosa ci sia dopo di essa. Il cuore di ogni uomo, compreso il 10 per cento di indifferenti al tema, si trova smarrito di fronte al quesito. E, spesso, lo risolve come può; anche abbeverandosi a «cisterne screpolate».

Basta fare una rapida capatina in una qualsiasi libreria (persino in quelle le cui referenze politiche e sociali strizzano l’occhio a nostalgie marxiste, e che dovrebbero annoverarsi nel 10 per cento dei non «strani») per rendersi conto come gli scaffali dedicati alle tematiche della spiritualità alternativa, della angeologia e, non ultima, anzi, in decisa rifioritura, della comunicazione medianica, siano ultra forniti e costantemente visitati da un pubblico decisamente eterogeneo. Come quello che, proprio in questi giorni, affolla le sale cinematografiche di tutto il mondo per educarsi alla cultura medianica grazie al film Ouija. L’origine del male, seconda puntata di un ciclo che potrebbe continuare all’infinito.

Tutti «strani»? Tutti dannatamente perduti? Non per Dio, che li guarda con compassione.

Ecco, se mi si vuole attribuire una qualche stranezza, lo confesso, ho deciso di fare mia l’ottica di Dio nei confronti di questi «indagatori del mistero»: portare loro la Parola che salva.

Disattenti
Certo, del resto non potevo non accorgermene, molti fruitori di tali proposte non anelano ad alti livelli di spiritualità e non cercano risposte profonde: a loro basta solleticare una dose minima di curiosità; quel tanto necessario per vivere alla giornata. Gli altri, tutti gli altri, pur navigando a vista, sperano ci sia un’isola felice sulla quale approdare.

Ma non bisogna essere laureati chissà dove, per restare indifferenti ai problemi dell’umanità che si dibatte nelle tentazioni dello spiritismo; quel soggetto per il quale c’era chi mi consigliava di tagliare corto. Si può essere semplicemente un membro di una qualsiasi chiesa. Come quella cara sorella di una comunità, nella quale ero stato invitato a tenere una serie di conferenze sui fenomeni spiritici. La prima sera mi venne incontro e mi disse, con tono serio e compunto: «Fratello, ho preparato la sala; ma non si offenda se io non parteciperò a nessuno dei suoi incontri, perché non voglio che la mia chiesa si riempia di spiriti». Non ebbi il tempo e la prontezza di formulare un pensiero adeguato come risposta; per esempio: «Se Gesù avesse avuto paura degli spiriti, quanti indemoniati avrebbe potuto guarire?».

Il giorno successivo, nel corso di una riunione riservata ai membri di quella comunità, il responsabile, anche lui presentandomi al pubblico, esordì visibilmente stupefatto e compiaciuto: «Carissimi, non me lo aspettavo; Caratelli, ieri sera, ha presentato la Bibbia e il suo messaggio!». Di sicuro non ero andato là per distribuire morbosa curiosità ai convenuti, facendo danzare i tavolini.

Certo che parlo di Bibbia nei miei incontri. È la fonte cui mi rivolgo per dare risposte a chi le sta cercando, e non sa che possono essere contenute in quel libro. Parlo di Bibbia anche se i titoli delle mie conferenze della serie sul paranormale non lo fanno trasparire immediatamente. Per esempio: «Angeli in astronave: chi sono gli extraterrestri?». Si intuisce che parlo degli UFO; ma pochi si aspettano che io tiri fuori la Bibbia per risolvere l’arcano.

Più solleciti di Dio
Non è indispensabile sfoggiare lauree da positivisti ultraconvinti per snobbare i poveri credenti nei dischi volanti; basta essere un membro di un comitato di chiesa che, dopo avermi invitato a tenere conferenze sul paranormale, mi ha giustamente consigliato, con largo anticipo sulla data dell’evento, di inviare il mio programma con tanto di titoli mirati. L’ho fatto; e sono partito fiducioso, per dare un messaggio biblico, ai più sconosciuto.

Ma i membri del comitato, convinti di fare il bene, avevano tolto proprio il titolo della conferenza sugli extraterrestri, e lo avevano sostituito con un altro, troppo generico, che non diceva nulla. Motivazione? Il tema avrebbe potuto urtare la sensibilità dei cittadini che sarebbero intervenuti alla conferenza. In cuor mio, dopo aver fatto le mie rimostranze (avrebbero potuto comunicarmelo o, almeno, avere fiducia nella lunga esperienza che mi portava ad adottare certe modalità comunicative), pensai semplicemente che avevano mancato di fede in Dio.

La sera della prima conferenza i miei sospetti erano confermati: davanti al tavolo dietro il quale avrei dovuto parlare, gli organizzatori avevano preparato una quindicina di sedie. La sala era immensa, ma la loro fede ne occupava uno spazio utile a una quindicina di sedie.

Le persone cominciarono a entrare, e, in breve tempo, riempirono tutte le sedie messe a disposizione. Ne entrarono altrettante, e gli organizzatori furono costretti ad aggiungere sedie in numero adeguato. Intanto la gente non smetteva di entrare, raddoppiando, triplicando e quadruplicando la necessità di posti a sedere. A inizio conferenza ne contammo oltre duecento: il numero necessario a riempire il grande salone.

Per una necessità imprevista fummo avvisati dal Comune che la sera successiva la sala era stata messa a disposizione per altri eventi; quindi, avremmo dovuto traslocare in un altro locale, distante. Non potemmo avvertire gli amici interessati, e ci limitammo ad appendere sulla porta della sala utilizzata un cartello con l’indirizzo della nuova sede. Colpo mortale: quanti, sollecitati da un impegno imprevisto avrebbero deciso di spostarsi nella nuova sala? E per di più, si sarebbe dovuta tenere la conferenza dal titolo cambiato, e quello sostitutivo non era decisamente invitante. Questa volta l’ambiente aveva tutte le sedie. Tante sedie. Troppe.

Il nuovo locale era infatti molto più grande del precedente. Eppure… entrarono le duecento persone che avevano seguito il primo incontro. Non solo… ne entrarono altre duecento. Parlai a circa quattrocento persone quella sera: stupito e meravigliato. Parlai degli extraterrestri. Il tema che aveva scandalizzato i membri del comitato invitante. Gli «strani», invece, rimasero soddisfatti; nonostante avessi esposto il tema con la Bibbia alla mano. Fui rimproverato da un uditore, ma non per aver osato aprire le Sacre Scritture; semplicemente perché, avendo letto sui manifesti il titolo annacquato, proprio non si aspettava di sentir parlare di UFO, e concluse con queste parole: «Signor Caratelli, lei ha parlato sul tema degli extraterrestri, ma nel titolo della locandina non si faceva cenno a tale possibilità. Se ce lo avesse detto, le avremmo portato altrettante persone di quelle che sono venute stasera».

Insomma, avrei potuto parlare del Signore a una platea di ottocento persone. Anche in quel caso avevo un pensiero che mi frullava in mente, e rimase confinato lì; avrei potuto rispondere: «Lo domandi agli organizzatori».

In cerca di parole vere
«Non comprendo la tua passione per lo spiritismo», mi scriveva l’amico. «Chi te lo fa fare?». Semplicemente, per amore della gente; semplicemente perché il Signore ama questa gente. Semplicemente perché il Signore ama Anna, ragazza ventenne, venuta ad ascoltarmi a Livorno. In quel caso i fratelli lasciarono il titolo originale: «Possiamo parlare con i nostri morti?». Oltre ad Anna vennero anche curiosi e medium, a difendere la loro fede. Questi mi attaccarono tutte le sere: le mie parole, quelle della Bibbia, li privavano delle loro pretese spiritistiche e, forse, anche della loro ascendenza e dei loro introiti monetari.

Alle conferenze partecipò anche un pastore di fede battista. Fu lui che, l’ultima sera, mi prese in disparte e mi disse: «Signor Caratelli, ho visto che in questi incontri lei non ha avuto molto successo (si riferiva proprio ai disturbi degli spiritisti intervenuti), però voglio incoraggiarla, raccontandole l’esperienza di una mia giovane parrocchiana (Anna), che ha perso sua madre da poco tempo. Dopo aver letto nel manifesto affisso in città, il titolo sui morti, ha pensato che partecipando alla conferenza avrebbe ricevuto indicazioni sicure per mettersi in contatto con la madre defunta, grazie allo spiritismo. Ha ascoltato tutto quello che lei ha detto, e ciò che dice la Bibbia al riguardo. Poi mi è venuta vicino è mi ha detto: “Pastore, stavo per commettere un grosso errore: adesso so che non devo entrare in contatto con i morti”».

Ecco perché lo faccio. Per «chi» lo faccio. Per i tanti, come Anna, che cercano Dio con la flebile luce che possiedono: spesso una fede «strana»; a volte addirittura pericolosa. «Non verrò a nessuna sua conferenza», mi diceva la sorella, «perché non voglio che la mia chiesa si riempia di spiriti». E allora, lasciamoli fuori dalle porte delle chiese… in balia degli spiriti.

Vieni, Signore Gesù

Vieni, Signore Gesù

Testata-Rettangolare-300x214 (sfondo bianco)Giampiero Vassallo – È questa l’ultima parola della Bibbia (se si eccettua il saluto finale). L’ultima parola è una preghiera. Già questo è un segno: alla fine, una preghiera. L’ultima ora, l’ora della verità, è l’ora della preghiera. La verità ultima della nostra vita, anzi dell’intera storia umana, è una preghiera. L’ultimo respiro del mondo è il sospiro di una preghiera: «Vieni, Signore Gesù!» (Ap 22:20).

Alla fine, tutta la storia e ogni esistenza si condensano in un’unica invocazione. Alla fine noi stessi, ciascuno di noi, diventa una preghiera.

«Vieni Signor Gesù!» è una tipica invocazione d’avvento. Ripetendola, ci ricordiamo ciò che facilmente dimentichiamo e cioè che siamo fino alla fine popolo dell’avvento, come Israele che è per eccellenza il popolo dell’avvento, il popolo che vive nell’attesa di colui che deve venire. Noi siamo il popolo che vive nell’attesa di colui che è già venuto e ritornerà. Siamo entrambi popolo dell’attesa, e questo è il nostro legame profondo con Israele.

Essere popolo dell’avvento significa riconoscersi come uomini e donne che non hanno e perciò attendono, che attendono e perciò invocano. Perché? Quali sono le radici di questa invocazione?

La prima radice della preghiera può essere il bisogno. «Vieni, Signor Gesù!» può essere la preghiera di chi ha bisogno. Il Vangelo è pieno di persone che hanno bisogno, ma vi è un pericolo nel parlare così. Può nascere infatti il sospetto che Dio sia il prodotto dei nostri bisogni e allo stesso tempo l’illusione di una effettiva risposta.

L’invocazione «Vieni, Signor Gesù!» può esprimere, oltre che bisogno, anche desiderio ed è pericoloso parlare di desiderio. Può nascere infatti il sospetto che Dio sia l’invenzione suprema del nostro desiderio. Dio c’è perché lo desideriamo.

Preghiera del bisogno… preghiera del desiderio… «Vieni, Signor Gesù» può essere, anzi è, la preghiera della fede. Potrei non avere bisogno, potrei non avere desiderio, ma se ho fede dirò: «Vieni!». Vieni, perché credo in te.

Ecco che cosa significa essere popolo dell’avvento: diventare preghiera. Questa preghiera finale e riassuntiva nella quale vogliamo mettere tutte le nostre attese, speranze e visioni, ma anche tutte le nostre sofferenze, sconfitte e delusioni.

(Giampiero Vassallo è responsabile del dipartimento Affari Pubblici Libertà religiosa della Federazione avventista della Svizzera romanda e del Ticino)

 

Vieni, Signore Gesù

Il dolce suono del silenzio (seconda parte)

Testata-Rettangolare-300x214 (sfondo bianco)Luigi Caratelli – L’esperienza di un uomo dell’VIII secolo a.C. offre uno stupendo spunto di riflessione per l’uomo del XXI secolo d.C. Elia, il profeta, vive momenti che, nelle categorie sociali del nostro tempo, possono essere definiti «successi in carriera». Dopo aver tenuto testa ai rappresentanti di un paganesimo che rischiava di spazzare via la fedeltà di Israele al suo Dio, il profeta fugge terrorizzato dalle urla di una regina isterica, che vuole ucciderlo proprio a causa della sua appassionata difesa di Jahvè. Elia sceglie comunque di dirigersi verso il monte Oreb, verso il suo Dio. Disperato in cerca di speranza.

Su quel monte ha una più profonda rivelazione del suo Signore. Dopo le forme consuete con le quali Israele sperimentava l’essenza e l’epifania di Dio (vento impetuoso, terremoto, fuoco), il profeta riceve una informazione nuova, inaspettata: Dio non si presenta a lui in nessuna delle esperienze consuete. Egli pare negarsi alle categorie teologiche consolidate e appare, così dice il testo di 1 Re 19:12, come «suono dolce e sommesso». Una bellissima variante trovata dal cardinale Martini recita: «il dolce suono del silenzio». Solo allora, dinanzi a questa nuova epifania, Elia riconosce il suo Signore e «si coperse il volto col mantello».

Ecco l’esperienza di cui è orfano, in rapporto al suo incontro con Dio, l’uomo del nostro tempo. Un’esperienza che potrebbe ricondurre gli uomini e le donne del terzo millennio proprio al recupero del silenzio e della presenza di Dio. Perché la sua voce è udibile solo nel silenzio. È possibile: Dio ha «tracciato» questa via nelle nostre membra, nel nostro cervello.

Guy Claxton, dopo aver affermato che gli esseri umani hanno un cervello «a due velocità», rivela che, nella struttura stessa dell’organo del pensiero, esiste anche un’area deputata all’ascolto della voce della trascendenza. Lo psichiatra Viktor Frankl individua il prefrontale quale zona cerebrale deputata a questo scopo. Nel suo stupendo libro Dio nell’inconscio, egli afferma che il prefrontale potrebbe essere la «sede della coscienza», l’area che rende possibile l’ascolto della voce del divino.

Il neurologo Lamberto Maffei, limitandosi esclusivamente alla sensibilità artistica, ha coniato una frase molto suggestiva: «Quando mi prende la malinconia», egli dice, «e pensieri tristi mi inseguono senza ragione, mi rifugio nel bello e non c’è Prozac che tenga, un museo d’arte produce più serotonina di qualsiasi farmaco».1 Banalizzando, ma non troppo, dato che la scienza conferma, potremmo dire che la voce di Dio può produrre più serotonina di qualsiasi bella esperienza interiore.

L’uomo dei nostri tempi, per proteggersi dalla marea montante di stimoli che producono fretta, e non rischiare di affogare psichicamente, ha urgente bisogno di recuperare la dimensione del silenzio; la capacità di ascoltare la voce di Dio, che è sempre «un dolce suono».

È quella voce, udibile solo se prestiamo al Signore alcuni minuti del nostro tempo, che ha il potere di ricondurci a noi stessi; di rischiarare i nostri progetti; di riallacciare legami umani interrotti, anche solo per una banale incomprensione. Quella voce che, udita nel silenzio, può riportare al vero immagini e giudizi errati sul prossimo: sul proprio partner, su un amico, su un membro di chiesa, ecc. Quella voce può fornire una corazza e la serenità per affrontare una vita in cui le sconfitte saranno in cifra calante. Quella flebile voce ha una forza dirompente; ci fortifica in maniera incredibile.

Sempre Viktor Frankl, nel libro autobiografico Uno psicologo nei lager, racconta la sua esperienza di deportato in almeno quattro campi di concentramento nazisti. Nelle pagine più toccanti di quel diario del dolore, descrive l’esperienza di quanti, già provati fino all’estremo nel fisico, ricevevano nuove energie dalle notizie – poi rivelatesi false – dell’arrivo dei liberatori per una data precisa. Quando la data passava senza che nulla accadesse, i più, prostrati dalla delusione, abbandonavano ogni speranza e si lasciavano andare. Frankl è dell’opinione che il gran numero di morti falciati da un’epidemia di tifo petecchiale era dovuto proprio al fatto che i soggetti avevano perso ogni forza e difesa interiore. Per contro, Frankl notava che altre persone vivevano un’esperienza diametralmente opposta; così lo spiega: «Uomini sensibili, abituati a vivere un’esistenza spiritualmente attiva in seno alle loro famiglie, in certi casi sperimentarono la difficile situazione esterna della vita in un lager. Con dolore ma, nonostante la loro relativa fragilità psichica, quasi con effetti meno distruttivi in rapporto alla loro vita spirituale. A loro, infatti, è possibile ritirarsi dallo spaventoso ambiente che li circonda, volgendosi a un regno di libertà spirituale e di ricchezza interiore. Così e solo così possiamo comprendere il paradosso, che talora individui costituzionalmente delicati sopravvivono al lager meglio di certe nature robustissime».2

Chi si abitua ad ascoltare il «dolce suono del silenzio», riceve energie insospettabili e vince nella vita: anche quando essa è dura.

Un giorno un grande magnate occidentale si tolse uno sfizio: attraversare un deserto a piedi con contorno etnico di portatori, interpreti e gran quantità di viveri. Naturalmente, proprio per sperimentare la vita in diretta, anche lui si degnò di andare a piedi. Dopo alcuni chilometri di cammino, i portatori posarono a terra i bagagli che tenevano sulle loro teste e vi si sedettero sopra, riposando per diversi minuti. Il magnate sopportava senza comprendere: aveva investito denaro e quelle «usanze esotiche» non sempre collimavano con la sua abituale «ottimizzazione del tempo». I portatori, ricollocati sulla testa i pesanti bagagli, si rimisero in marcia, finché, alcuni chilometri dopo ripeterono la cosa; e così per almeno tre volte. Troppo per il magnate-manager che, visibilmente irritato, chiamò l’interprete e gli ordinò di chiedere ai portatori il motivo del loro comportamento. Dopo aver dialogato con loro, l’interprete riferì al padrone le loro parole: «Dicono che la fatica scaccia lo spirito dai loro cuori e, ogni tanto, si siedono per aspettare che esso ne faccia ritorno».

Noi non pensiamo più così, perché ci lasciamo schiacciare e asfissiare da un ritmo di vita che non è naturale. È indispensabile che facciamo delle soste per permettere allo Spirito di parlare alle nostre menti.

Isaia propone la soluzione radicale, l’unica valida: «Il Signore, l’Eterno… risveglia, ogni mattina… il mio orecchio, perch’io ascolti, come fanno i discepoli». Solo concedendo al Signore tempo e spazio per parlarci, possiamo sperimentare la pienezza nel nostro ministero, perché solo allora, continua il profeta, sarò in grado di «sostenere con la parola lo stanco» (Is 50:4) Chi sa ascoltare «il dolce suono del silenzio», può dare parole colme di significato e di speranza ai tanti orfani di Dio.

Al ritorno del Signore, alla fine dei tempi, l’apostolo Paolo dice che l’evento sarà sottolineato da un «potente grido» e dal suono della «tromba di Dio» (2 Tess. 4:16); così, come per Elia, vento impetuoso, terremoto e fuoco erano naturali segni della presenza di Dio. Ma Giovanni, nel libro dell’Apocalisse, sottolinea che la solennità dello stesso evento è annunciata con un «silenzio in cielo per circa lo spazio di mezz’ora» (Ap 8:1); così, come Elia scoprì che la vicinanza di Dio si avverte più intensamente nella serena calma del «dolce suono del silenzio».

Basta «mezz’ora al giorno» per far scendere il cielo nel nostro cuore.

Solo chi avrà frequentato abitualmente il silenzio potrà riconoscere gli appuntamenti del Signore, e non rischiare di essere fuori dal coro quando squillerà la tromba della gioia.

 


1 L. Maffei, Elogio della lentezza, Il Mulino, Bologna, 2014, p. 9.

2 V. E. Frankl, Uno psicologo nei lager, Edizioni Ares, Milano, 1982, pp. 72, 73.

 

 

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