Saluto a Mandela

Saluto a Mandela

mandelaTed Wilson – La chiesa cristiana avventista a livello mondiale si unisce agli abitanti del Sudafrica e al lutto mondiale per la scomparsa di Nelson Mandela. La sua vita di perdono e di riconciliazione serva da faro per un mondo troppo spesso avvolto dalle tenebre della rappresaglia, dell’odio e della malvagità.

Che tutti possiamo riflettere sul suo grande impegno per portare la pace a ogni uomo! Quale gioia sarebbe se ognuno di noi facesse parte di questo stesso processo mentre ci riconciliamo con Dio e gli uni con gli altri, mediante la grazia di Gesù Cristo, Principe della pace. Con simpatia esprimiamo le nostre condoglianze alla famiglia Mandela e agli abitanti del Sudafrica.

Siamo forti, ragazzi!

Siamo forti, ragazzi!

Testata-Rettangolare-300x214Giuseppe Marrazzo – Un comitato di esperti può mai decidere un’azione totalmente stupida e folle? Direi certamente di no! Invece, mi devo ricredere. Nel 1961, la decisione di invadere l’isola di Cuba da parte di 1.500 esuli cubani che vivevano negli Usa ed erano ostili al governo di Fidel Castro, fu presa da eminenti personalità che coinvolgevano la marina e l’aeronautica degli Stati Uniti, e la Cia. I membri del comitato prima di lavorare per l’amministrazione Kennedy avevano ruoli importanti. Dean Rusk era alto dirigente della Rockfeller Foundation. Robert McNamara era presidente della Ford. Douglas Dillon era segretario del Tesoro. McGeorge Bundy, rettore di Arti e scienze presso Harvard University. Arthur Schlesinger, docente di storia presso Harvard University. Il 17 aprile 1961 avviene lo sbarco della Baia dei Porci, il più grande fiasco della storia. Nel primo giorno Castro schiera 20.000 soldati contro gli invasori. Chiunque esamina i fatti deve riconoscere che fu un’azione sconsiderata e un errore madornale. Gli esperti sapevano che l’esercito di Castro contava 200.000 uomini? Sì, lo sapevano. Su cosa si basava la loro decisione? Su una pura «fantasia di gruppo»: credeva che l’esercito cubano si sarebbe dimostrato debole, confuso e sleale. Ci sono delle fantasie di gruppo anche nei comitati di chiesa o di Unione? Quali sono i rimedi da mettere in atto per non cadere nell’illusione di ritenersi i più forti, i primi della classe? Potrei elencarne almeno una decina, ma pensaci tu e mandami il tuo parere con un Sms al seguente numero: 347 4796530 (le soluzioni più originali saranno pubblicate).

Molto buono

Molto buono

M35-Editoriale«E Dio vide che tutto quel che aveva fatto era davvero molto bello (tov meod, lett. “molto buono”)» (Gn 1:31, Tilc). La prima dimora dell’uomo è un giardino in cui tutto il sistema eco biologico è così ben armonioso che viene definito «molto bello» o «molto buono», non proprio perfetto ma abbastanza simile. Con le scelte egoistiche dell’uomo anche la natura amica e benigna si è trasformata in una matrigna arcigna. Paolo spiega che la buona creazione delle origini «è stata sottoposta alla vanità» (Rm 8:20) e anch’essa oggi anela ad essere «liberata dalla corruzione per entrare nella gloriosa libertà dei figli di Dio» (v. 21). Quale cambiamento è avvenuto nella creazione? Quante proprietà curative erano presenti in essa quando tutto era «molto buono» e quanti disastri sono, invece, possibili da quando è sottoposta «alla vanità e alla corruzione»? Fanno sorridere quei credenti che sperano di ritornare all’Eden dimenticando tutto il percorso fatto lontano da esso! La morte e la risurrezione di Cristo ci invitano a guardare non al passato ma all’avvenire, alla speranza, quella stessa che la creazione attende gemendo come fosse «in travaglio» (v. 22).

Dio non ha smesso di agire

Dio non ha smesso di agire

M34-Editoriale«Nel principio Dio…» (Gn 1:1). Il Signore continua a sostenere la sua creazione; senza il suo intervento ritornerebbe nel nulla o per lo meno nel caos. Nel presentare la creazione in un quadro temporale preciso (la settimana, mentre Dio è fuori dal tempo), l’autore biblico aveva in mente di dimostrare che Dio non ha semplicemente dato l’impulso iniziale al mondo lasciandolo poi agli elementi che in combinazione casuale terminassero la sua opera. Dio ha creato ogni cosa separatamente. La materia non nasce dalla luce né il regno animale dalla vegetazione. Dio ha creato le stelle, i pianeti, i continenti, gli oceani, il mondo vegetale, gli animali e per ultimo l’uomo; tutte le creature sono sorelle, non figlie la cui esistenza deriverebbe le une dalle altre.

Siamo forti, ragazzi!

Creazione finita

La Genesi afferma che Dio, dopo la creazione, «si riposò» (shabbat): «… benedisse il settimo giorno e disse: È mio. Quel giorno si riposò dal suo lavoro: tutto era creato» (Gn 2:3 Tilc). Dio non aveva bisogno di riposare come non ne aveva l’uomo, creato il giorno prima. Che cosa vuol dire, allora, quel riposo divino? Due significati: a. la creazione è completa; non c’è bisogno di apportare ulteriori aggiustamenti, non è l’inizio di un processo evolutivo; b. L’uomo deve ricordarsene e Dio gli offre un «memoriale», un segno che lo aiuterà a rivivere il suo status di creatura. Meraviglioso sabato che ci ricorda che il creato non è frutto del caso, ma ha un Autore eccellente! [J.M.]

Preoccupazione

Preoccupazione

Giuseppe Marrazzo –  – Ho in mano un esemplare di una Bibbia in inglese con l’aggiunta di The History of Redemption. Le pagine della King James sono 856 (37,6%) e quelle dell’aggiunta sono 1.423 (62,4%). L’editore è Everlasting Gospel Publishing Association (Seul, Corea) e il distributore è la Pacific Press (Nampa, Idaho). Credo sia una delle tante Bibbie da studio, ma potrebbe diventare il modello di una possibile eresia. Sotto la Storia della salvezza sono raggruppati i seguenti libri di Ellen G. White: Patriarchi e profeti, Profeti e re, La speranza dell’uomo, Con Gesù sul monte delle beatitudini, Le parabole, Il gran conflitto e La via migliore. Si utilizza la stessa carta indiana supersottile e l’impaginazione su due colonne sia per la Bibbia sia per l’Aggiunta, quest’ultima al margine della pagina riporta la numerazione di quella della versione originale. Se non si trattasse di una Bibbia da studio, mi verrebbe il dubbio che sia un goffo tentativo di costituire il «Terzo Testamento» (ispirato ma extracanonico)! Il malaugurato dubbio però diventa più concreto quando leggo alcuni sermoni e articoli di autorevoli personaggi della nostra chiesa, strapieni di citazioni tratte da questa «Aggiunta» a scapito di quella Parola (inspirata e canonica). Vorrei che una parola del Maestro potesse risvegliarci da questo incubo e scongiurare questo possibile pericolo: «Abraamo disse: “Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli!”» (Lc 16:29). (rivisto dall’autore il 4 novembre 2013)

Comunicare il Vangelo oggi. La sfida della produzione video

Comunicare il Vangelo oggi. La sfida della produzione video

Vincenzo Annunziata – Il nostro modello di comunicazione è sicuramente Gesù. Era diretto, autentico, originale, energico e sempre calzante con persone e situazioni. Ottimo oratore, piacevole da ascoltare, non stancava o non annoiava mai. Fu innovativo. Per interessare i suoi interlocutori raccontava spesso esperienze ed esempi usando un linguaggio «illustrato», denso di immagini. Il suo modo di fare e ciò che predicava facilitavano le relazioni fra le persone. Con il suo esempio, Gesù dimostrò che per conoscere davvero qualcuno era necessario entrare direttamente in comunicazione con lui; non si serviva di pregiudizi o chiacchiere per farsi un’idea di chi aveva di fronte.

Come comunicare oggi nel secolo della «comunicazione»?

Predomina sempre di più l’uso delle immagini. Molto si comunica tramite i video, i notiziari, i documentari. Spesso sono confezionati come racconti per attirare l’attenzione e coinvolgere emotivamente. Ma paradossalmente, uno dei più grandi disturbi della comunicazione «nell’era della comunicazione» è proprio quello di essere irrilevante e noiosa per le troppe pretese di tecnicismo e specializzazione.

Hope Channel Italia utilizza due strumenti tecnologici, il video e il web, per una migliore gestione della comunicazione sia all’interno sia all’esterno della chiesa, avendo l’obiettivo di raggiungere il maggior numero di persone possibile e di fare riferimento costantemente a Gesù come modello di comunicazione.

Le competenze tecnologiche sono necessarie nel nostro tempo. Dio ha aperto le porte per attuare una predicazione efficace e capace di raggiungere più facilmente gli abitanti della terra. Così come la nostra chiesa è favorevole sin dal 1920 all’uso del mezzo radiofonico, oggi abbiamo la possibilità di varcare un’altra soglia: il mondo video. Radio e televisione via satellite e web sono i mezzi preparati da Dio per diffondere il Vangelo (Mt 28:19,20). Serviamoci anche dei video per far conoscere a tutti Gesù Cristo.

Nella settimana che va dal 14 al 20 ottobre, sono aumentate notevolmente le visualizzazioni dei video prodotti da Hope Channel Italia: 7.988 utenti li hanno scelti. Un buon successo per noi. Un contributo particolare a questo risultato lo ha dato la serie Vintage: 10 mini video muti, della durata di pochi minuti, «divertenti» e riflessivi. Nel totale delle visualizzazioni ci sono anche alcuni studi biblici, documentari sulla natura e il video di presentazione delle opere relative alla mostra «Tanaliberatutti», alcuni programmi per bambini, oltre ovviamente al resto della produzione on demand.

I web-spettatori hanno apprezzato i prodotti che offriamo online. Vi invitiamo a continuare a seguire la nostra produzione su www.hopechannel.it e a condividerla con i vostri amici.

Trasparenza

Trasparenza

Francesco Zenzale – Trasparenza è una parola tanto decantata, quanto disattesa nella sua attualizzazione. La trasparenza è una questione centrale perché investe tutti gli aspetti della vita. Sia che si tratti dell’economia globale, la gestione di un’impresa, la politica nazionale e internazionale, i rapporti umani, familiari, ecclesiali, ecc.

È una parola attraente e dall’ampio significato, si lega alla franchezza, all’integrità, all’onestà, alla correttezza, alla chiarezza, all’apertura, al rispetto, al senso di responsabilità, delle regole e a tante altre cose che ci permettono di rapportarci correttamente agli altri. Essere trasparenti non significa essere maleducati, parlare a sproposito, essere vendicativi, ma esprimersi correttamente offrendo la propria valutazione senza esprimere giudizi di condanna, ma promuovere una sana dialettica tesa a consolidare i rapporto umani e a trovare soluzioni adeguate a fatti e aspetti della vita familiare, ecclesiale che hanno bisogno di essere migliorati o qualificati.

Parlare chiaro è un esercizio particolarmente rischioso quando per farlo bisogna riconoscere i propri sbagli con relative conseguenze. Pertanto, molti sono coloro che preferiscono tacere, rimanere nell’opacità, piuttosto che essere trasparenti assumendosi le proprie responsabilità. Altri, vivono nel silenzio per paura di essere censurati, isolati, emarginati, oppure si assoggettano facendo finta di essere d’accordo pur di essere tra quelli che detengono una certa autorità. Altri ancora, parlano di nascosto, dietro le quinte, perché non hanno il coraggio di esprimere il loro pensiero o le loro idee per paura di non essere preso in considerazione. Infine, ci sono anche quelli che parlano di nascosto, con l’uno o con l’altro, senza mai assumersi le proprie responsabilità o che congiurano ai danni altrui, illudendosi di farlo in buona fede.

La trasparenza non ha nulla a che fare con l’omertà, l’oscurità, l’opacità, la segretezza, la disonestà, l’immoralità, con il nascosto. Non dimentichiamo che «non c’è niente di nascosto che non debba essere scoperto, né di occulto che non debba essere conosciuto» (Mt 10:26). Martin Luther King Jr. ha detto: «La nostra vita comincia a finire il giorno in cui diventiamo muti sulle cose che contano».

Siamo forti, ragazzi!

Relativismo

Marco Süss – Viviamo un momento storico in cui tutti, consapevoli delle difficoltà della convivenza in un mondo multiculturale, cercano di trovare il modo migliore per raggiungerla nell’espressione più serena possibile. Non esiste una formula matematica per ottenere questo risultato, così assistiamo ai più svariati tentativi; ma con quali risultati?

In contrasto con la radicalizzazione sulle proprie posizioni, il relativismo propone di adattarsi alle diverse esigenze dettate dagli usi e costumi altrui. Esiste così un relativismo politico in cui ci si apre agli altri accettandone i loro ideali, pur non condividendoli pienamente: e un relativismo morale con l’apertura verso l’adozione di principi etici in contrasto con la propria coscienza; fino a praticare un relativismo religioso che, pur apparendo umanamente comprensibile e forse addirittura strategicamente virtuoso per la realizzazione di un clima nuovo di pace e di sicurezza mondiale nelle relazioni fra differenti fedi, in realtà esprime un debole tentativo di superare queste diversità. Mi riferisco al Chrislam, nuova religione sincretistica nella quale alcuni schieramenti cattolici, evangelici e islamici troverebbero molti punti in comune, nell’ottica di creare una specie di ponte attraverso il quale musulmani e cristiani possono incontrarsi.

Quale alternativa? Non si può barattare la propria fede in nome del quieto vivere accettando tutto e il contrario di tutto; non resta che il dialogo senza preconcetti, aperto verso la conoscenza e il rispetto delle diversità.

Confido che qualunque relativismo non diventi una forma di dittatura che, in nome del pluralismo e della serena convivenza, ci imponga di rinunciare a noi stessi per aderire a una nuova religione o filosofia che metta tutti d’accordo, eliminando ogni motivo di divergenza teologica.

Scaricabarile

Scaricabarile

Ennio Battista – È una pratica diffusa. La tendenza a non essere mai responsabili di qualcosa. Se sto male è sempre colpa dei geni. Se non riesco a raggiungere un obiettivo è colpa della società o dello Stato. Se mi sono macchiato di un delitto, ci sarà sempre un particolare di una scena del teatro sociale a evidenziare la mia innocenza. Lo scaricabarile è infatti evidente nei processi giudiziari. Dove capita che il comandante di una nave, dopo mesi, indichi nel timoniere la causa prima del disastro marittimo; oppure che l’omicida sia considerato tale a causa di un «raptus». E, in ultimo, dove se sono finalmente colpevole, è frutto di un complotto.

Una delle più belle eredità del protestantesimo è invece la rivendicazione della responsabilità individuale di fronte a Dio e agli uomini. Un retaggio che vale la pena rinvigorire nelle nostre coscienze.

[immagine: Copyright © 2009-2013 6aprile.it]

Felici senza soldi

Felici senza soldi

Maurizio Caracciolo* – Laura Galletti faceva la grafica pubblicitaria, guadagnava bene ma viveva a ritmi vertiginosi. Dodici anni fa, la svolta: decide spontaneamente di privarsi di ogni bene terreno. Oggi, ribadisce di esserne orgogliosa, «fiera di vivere fuori da un sistema con regole fatte da altri. Io non faccio nessun sacrificio, si può benissimo vivere senza denaro, basta cambiare il concetto di piacere…». Un esempio per «consolare» chi ha perso il lavoro o incoraggiare chi vive nella precarietà economica? No, di certo! Laura era ed è single, ha potuto fare una scelta le cui conseguenze ricadono esclusivamente su di lei. Soprattutto è stata libera di scegliere e di non essere una delle tante vittime sacrificali dell’economia, della speculazione, dell’avidità. Eppure, nella sua storia ci sono spunti che devono far riflettere ogni credente, perché la sana esaltazione di un valore come la rinuncia, che i meccanismi impazziti della nostra società ci hanno fatto perdere di vista, hanno alterato il nostro «concetto di piacere». Per leggere l’articolo di Jacopo Storni sul Corriere Fiorentino cliccare qui.

*vicedirettore delle Edizioni Adv

Siamo forti, ragazzi!

Sprechi Alimentari

Giuseppe Marrazzo – L’11 settembre la Fao ha lanciato un grido di allarme. Ogni anno sprechiamo ben 1,3 miliardi di tonnellate di cibo che hanno un costo di 750 miliardi di dollari. Per spreco s’intende la riduzione non intenzionale del cibo destinato al consumo umano a causa di una inefficiente catena di approvvigionamento. Tuttavia gli sprechi alimentari gravano sul clima, sulle risorse idriche, sul suolo e sulla biodiversità. Ogni anno il cibo prodotto e non consumato sperpera un volume di acqua pari al flusso annuo del Volga; utilizza 1,4 miliardi di ettari di terreno ed è responsabile della produzione di 3,3 miliardi di tonnellate di gas serra. Tutto questo accade sotto gli occhi di 870 milioni di persone denutrite o sottonutrite, e dei quali molti sono bambini.

Che cosa fare?

a. La riduzione degli sprechi deve diventare una priorità. Soprattutto occorre ottimizzare la produzione e il consumo.

b. In caso di eccedenze alimentari occorre donare cibo alle persone più vulnerabili della società; se non è adatto per il consumo umano può essere destinato all’alimentazione animale, al posto di produrre mangimi commerciali costosi.

c. Dove non è possibile il riutilizzo, occorre almeno riciclare l’eccedenza di cibo per elaborare dei composti, recuperare energia, ecc.

In Viale Morgagni a Firenze, ma lo stesso accade a Roma, Napoli, Milano, un signore munito di gancio e una borsa spesa con ruote, rovista nei cassonetti per recuperare il recuperabile per la sopravvivenza. A Londra c’è un uomo, con bombetta e ventiquattrore, che ogni giorno da dieci anni a questa parte, si alimenta con quello che riesce a recuperare dai cassonetti dell’immondizia. Molte pietanze gustosissime derivano dalla consuetudine contadina di non buttare mai il cibo: con il pane raffermo si possono fare un’ottima zuppa di cipolle, «l’acqua pazza» e perfino la famosa «fonduta».

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