Le montagne della Bibbia. Le altezze più alte!

Le montagne della Bibbia. Le altezze più alte!


Il Discorso sulla montagna (Matteo capp. 5-7) implica una conversione vera. Qual è l’unico modo in cui può avvenire? Le montagne in tutta la Bibbia quale funzione spirituale rivestono?

Intervista di Mario Calvagno e Carmen Zammataro a Franco Evangelisti di Guerrino, pastore delle chiese avventiste di Cremona, Mantova e Parma.

Cop28. La Bibbia e il clima, un’antica relazione

Cop28. La Bibbia e il clima, un’antica relazione


Quale rapporto ha il messaggio biblico con la natura, l’ambiente, il clima nella condizione odierna? Una prima risposta la troviamo in Paolo che scrive (Romani 8:22) “tutto il creato (…) soffre e geme come una donna che partorisce” e in Giovanni (Apocalisse 11:18) che preannuncia il Giudizio finale di Dio per “distruggere quelli che distruggono la terra”.

Mario Calvagno e Carmen Zammataro ne parlano con il pastore Francesco Mosca, direttore del mensile “Il Messaggero Avventista” e Vicepresidente della Federazione delle Amicizie ebraico-cristiane in Italia.

Trieste. Inaugurato il Museo avventista della Bibbia

Trieste. Inaugurato il Museo avventista della Bibbia

Adriana Bulzis – Sabato 18 novembre, nella chiesa avventista di Trieste, alla presenza di numerose autorità cittadine, è stato inaugurato il Museo avventista della Bibbia e l’Archivio storico della chiesa.

Il past. Francesco Mosca, pastore emerito e direttore della rivista Il Messaggero Avventista, ha tenuto una lectio magistralis, molto apprezzata dai presenti, sulle caratteristiche della Bibbia e la sua storia. L’evento è stato sicuramente un’occasione di testimonianza del perché la chiesa avventista è chiamata ancora oggi il popolo del Libro.

[Foto: Michele Gaudio]

 

 

 

 

Chiedere al debole la sottomissione è una parodia del messaggio evangelico

Chiedere al debole la sottomissione è una parodia del messaggio evangelico


Nel corso della diretta RVS del 22 novembre 2023 Claudio Coppini e Roberto Vacca intervistano sui temi di stretta attualità il pastore Luca Baratto, segretario esecutivo della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI) e curatore del culto evangelico su RAI Radio1.

Tra i temi affrontati: chiese e patriarcato; la Bibbia e la sottomissione della donna; raggiunta un’intesa a Gaza per una tregua e lo scambio di alcuni ostaggi.

 

Essere testimoni oggi, sulle orme di uomini e donne della Bibbia

Essere testimoni oggi, sulle orme di uomini e donne della Bibbia


Nel mese di novembre le chiese avventiste di tutto il mondo si riuniscono per la settimana di preghiera. Durante gli incontri si prega e si riflette su un argomento specifico. Il tema di quest’anno è: “Mi sarete testimoni”. Prendendo spunto dalle storie raccontate nel fascicolo che accompagna questo evento, abbiamo commentato brevemente le esperienze di fede di alcuni uomini e alcune donne della Bibbia.

Alessia Calvagno intervista il pastore avventista Mihai Bumbar.

Brasile. Inaugurato il primo museo di archeologia biblica in Sudamerica

Brasile. Inaugurato il primo museo di archeologia biblica in Sudamerica

Notizie Avventiste – Il Centro Universitário Adventista de São Paulo (Unasp), in Brasile, ha inaugurato il Museo di archeologia biblica (Mab), il primo del suo genere in Sudamerica. “Non è qui per essere visitato. È qui per essere vissuto” ha detto Rodrigo Silva, ideatore del progetto.
La cerimonia è iniziata con il tradizionale taglio del nastro davanti all’ingresso dell’edificio. Sono seguite sette visite guidate con ospiti d’onore, donatori e invitati.

Cos’è il Mab 
Il logo del museo rappresenta una lampada a olio, oggetto diffuso e molto utilizzato nell’antichità, che è anche simbolo della luce della Parola di Dio per tutte le persone.
“Con questo museo, la Chiesa avventista vuole dare al testo biblico l’importanza che deve avere, ed esso è per noi il grande riferimento per avere un mondo più giusto e migliore” ha affermato Gilberto Kassab, segretario di governo e delle relazioni istituzionali dello Stato di San Paolo.

Inoltre, il Mab offre una nuova prospettiva a chi già conosce la Scrittura ma non sa degli idiomi, della cultura e della geografia che ne influenzano l’interpretazione e la veridicità.
“I pezzi del museo portano in Brasile uno spaccato di quel Vicino Oriente antico del periodo biblico così che le persone possano leggere la Bibbia in modo tridimensionale, rafforzando ulteriormente la fede che già hanno” ha spiegato Silva.

Infine, utilizza la conoscenza biblica in modo scientifico per incoraggiare gli studenti a sviluppare il pensiero critico. “Avere un museo che valorizzi la Bibbia e la colleghi alla scienza è l’apice dell’esistenza di una scuola che vuole avanzare a tutti i livelli della conoscenza” ha sottolineato Martin Kuhn, presidente del campus universitario.

Installazioni interne e giardino della Bibbia 
Visitare il Museo di archeologia biblica è come entrare in un tunnel temporale. Con circa 3.000 pezzi originali e decine di repliche, la mostra racconta più di 4.000 anni di storia attraverso una linea temporale che divide le fasi dall’età del bronzo antico al periodo bizantino. “Abbiamo pensato al museo come se fosse una scatola flessibile, dove la collezione è più importante dell’architettura stessa” ha affermato Thiago Pontes, architetto del progetto.

Entrando, i visitatori trovano subito una riproduzione del pavimento del tempio di Gerusalemme all’epoca di Gesù. Si tratta di una copia unica in Brasile, con solo altre due in Israele. Oltre a questo manufatto, nell’esposizione spicca anche un antico mattone con scrittura cuneiforme. Il pezzo ha un significato importante poiché menziona il re Nabucodonosor, responsabile della conquista di Giuda, della distruzione del tempio di Gerusalemme e della prigionia del popolo di Israele a Babilonia nel 609 a.C.

I pezzi del museo risalgono fino a 2.000 anni a.C. e provengono da tutto il mondo, tra cui Israele, Egitto, Giordania e alcuni Paesi europei. Per garantire il mantenimento di questa collezione, è necessaria una pianificazione per evitare eventuali danni. “Prestiamo particolare attenzione alla conservazione dei pezzi, assicurando ad esempio la corretta esposizione alla luce a seconda del tipo di materiale e di colorazione”, ha affermato Sergio Micael, storico del museo.

Oltre alla parte interna, il Mab offre ai visitatori anche il Giardino della Bibbia che ospita diverse specie di alberi e oggetti che riportano alla Scrittura. Alcuni esempi sono: la vite, usata come esempio da Gesù nei vangeli, dall’uva si fa il vino che simboleggia il sangue di Cristo; il mulino che produce la farina da cui si fa il pane, simbolo del corpo di Cristo; e il frantoio, dove le olive sono trasformate in olio, simbolo dello Spirito Santo. Sempre all’esterno si trova una riproduzione del sepolcro dove fu posto Gesù dopo la sua morte sulla croce, con la pietra rimossa come avvenne alla risurrezione. Pur non essendo prevista nel progetto iniziale, ora questa parte ha la stessa importanza dell’ambiente interno.

Per saperne di più sul museo visita il sito: unasp.br/mab.

[Foto: Aicom. Fonte: Noticias Adventistas

La comunicazione strategica nella lettera di Giuda

La comunicazione strategica nella lettera di Giuda

Tre lezioni da apprendere analizzando l’epistola del Nuovo Testamento.

Felipe Lemos – L’antico Impero romano disponeva di un sistema di comunicazione estremamente avanzato per quei tempi. I romani crearono quello che oggi conosciamo come sistema postale. Le lettere, o epistole, erano un modo efficiente e rapido per comunicare. Documenti, scambi epistolari privati e anche lettere comunitarie erano parte della comunicazione strategica dell’epoca.

Parlando del sistema postale romano, lo storico Mark Cartwright afferma che “inizialmente si utilizzavano i messaggeri (iuvenes) che viaggiavano dal mittente al destinatario; in seguito, si cominciò a usare un sistema di ritrasmissione di messaggeri. Ai messaggeri venivano offerti approvvigionamenti e nuovi mezzi di trasporto (vehicula) in punti regolari lungo i 120.000 chilometri della rete stradale, che permettevano loro di percorrere quasi 80 chilometri al giorno”.[1] In altre parole, i Romani crearono qualcosa di efficiente e veloce secondo gli standard di un’epoca senza Internet, fibra ottica, Bluetooth, ecc.

Scritti comunitari 
In questo contesto, risaliamo al primo secolo dell’era cristiana. Abbiamo il ben noto apostolo Paolo e le sue lettere indirizzate a varie comunità di credenti in Asia e in Europa. Si trattava di messaggi pensati per essere letti in pubblico; era, quindi, una strategia di comunicazione adeguata a chi aveva la responsabilità di gestire diverse chiese sparse in luoghi lontani. Kossar e Gadini, in un articolo sull’argomento, affermano che “il senso della comunità si presenta nel desiderio di Paolo che le lettere fossero lette in pubblico durante le funzioni, incontri che riunivano il maggior numero di membri della comunità, e da diffondere in altre chiese”.[2]

La stessa abitudine mantenuta da Paolo fu adottata da altri scrittori di epistole del Nuovo Testamento. Il canone biblico attesta la paternità di lettere attribuite a Giacomo, Giovanni e a un individuo noto come Giuda. Sicuramente non si trattava di Giuda Iscariota, ma probabilmente di un fratello di Giacomo e di Gesù Cristo.

Ciò che vorrei evidenziare in questo articolo è l’utilizzo di almeno tre strategie di comunicazione attraverso la lettera inviata da Giuda, probabilmente nel 67 d.C., a una comunità cristiana non identificata. E penso che il modo in cui è redatta l’epistola di questo apostolo e i retroscena che si possono dedurre siano lezioni importanti per i comunicatori.

Tre lezioni di comunicazione nella lettera  
Negli ambienti teologici si discute se la lettera di Giuda sia stata scritta prima o dopo la seconda lettera di Pietro, perché si riscontra un’incredibile somiglianza nell’approccio ai due contenuti. Alcuni credono che, poiché è un’epistola più breve, il materiale di Giuda sia più antico. Sta di fatto che la lettera pervenuta fino a oggi è composta da un solo capitolo di 25 versetti: sembra poco, ma la sua densità è evidente quando si studia il testo.

Nel versetto 3, Giuda dice: “Carissimi, avendo un gran desiderio di scrivervi della nostra comune salvezza, mi sono trovato costretto a farlo per esortarvi a combattere strenuamente per la fede, che è stata trasmessa ai santi una volta per sempre”.

È chiaro che l’autore della lettera era consapevole di cosa avevano bisogno i suoi destinatari. Oggi diremmo che aveva studiato il suo target (o pubblico di riferimento) per valutare il tipo di messaggio da inviare. Aveva intenzione di scrivere su un altro argomento, ma ha cambiato tono e direzione. Ha poi scritto un’esortazione, un monito specifico contro i cosiddetti falsi maestri che mettevano a rischio l’integrità dottrinale della comunità cristiana.

Obiettività e centralità delle argomentazioni 
Un altro aspetto riscontrato nella lettera è che Giuda mette in pratica molto bene ciò che manca a molti comunicatori di oggi: l’obiettività e la centralità degli argomenti. Circolano testi, video e audio con argomenti così confusi e soggettivi da rendere difficile capire esattamente cosa si vuole comunicare. E si va dalle dichiarazioni di governi e aziende, ai video promozionali e alla vita degli influencer. L’impressione che ne deriva è che gli argomenti manchino di solidità, manchi l’articolazione per comunicare adeguatamente ciò che si desidera e manchi un pensiero strutturato.

L’epistola di Giuda, però, soprattutto dai versetti 4 a 16, rende del tutto esplicita la sua preoccupazione per i falsi maestri, i falsi insegnamenti e le relative conseguenze. Egli traccia anche un parallelo con esempi negativi noti al pubblico di lettori della Bibbia ebraica (il nostro Antico Testamento), e perfino di libri apocrifi o pseudoepigrafi. Leggendo Giuda, si capisce il problema centrale presentato dall’autore, cosa questo potrebbe causare nella comunità e viene anche ricordato che un problema del genere si era verificato in passato.

È del tutto strategico, dal punto di vista della comunicazione, chiarire quale messaggio si trasmette al pubblico. La chiarezza nasce da una conoscenza profonda di ciò che si vuole comunicare. In questa epistola scritta da Giuda è molto probabile che i destinatari capissero esattamente di cosa trattasse l’esortazione apostolica. L’autore utilizza espressioni comuni e riferimenti noti in modo che il suo pubblico venga connesso al contenuto della lettera.

I tempi bui esemplificati da alcune comunicazioni digitali rivelano un’incapacità, intenzionale o meno, di farsi capire. Spesso, in alcuni ambienti virtuali, le percezioni sono influenzate da discorsi, interventi e manifestazioni che appaiono in forma tronca, crittografica e dubbia.

Esortazioni finali e soluzioni 
Infine, l’epistola, che tende sempre a essere più formale, si conclude con parole che conducono a quelli che potremmo definire percorsi per la soluzione del problema, o ricerca di una soluzione. Giuda scrive: “Ma voi, carissimi, edificando voi stessi nella vostra santissima fede, pregando mediante lo Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, aspettando la misericordia del nostro Signore Gesù Cristo, a vita eterna” (vv. 20, 21).

La comunità ha avuto accesso a una comunicazione positiva, espressa in un documento che si conclude con un appello alla riconsacrazione con Dio. E l’epistola chiarisce, ai versetti 22 e 23, che parte del gruppo dei cristiani pii e timorati del Signore dovrebbe dispiacersi per coloro che sono nel dubbio e seguono una strada considerata sbagliata.

La comunicazione strategica costruisce per educare, formare e stabilire qualcosa che sia migliore di quanto esisteva già. È ciò che fa Giuda nella sua epistola. Non si limita al problema, ma si muove verso la soluzione.

Questo articolo non ha l’intenzione di esaurire l’analisi della lettera di Giuda, ma ha cercato di indicare alcuni pensieri legati alla comunicazione strategica presenti in uno scritto destinato a essere letto e che serviva come mezzo di comunicazione per una comunità di cristiani nel primo secolo.

Cos’altro noti in questa lettera che potrebbe essere interessante per quanto riguarda la comunicazione strategica? Prova a leggerla con questi occhi e a immaginare le reazioni delle persone nel ricevere una lettera con questo approccio e contenuto. E poi, pensa al tipo di comunicazione in cui sei coinvolto: nei rapporti interpersonali, nel tuo lavoro, nella comunicazione della tua chiesa, o anche in qualsiasi altro tipo di comunità.

Riepiloghiamo 
Giuda ci dà tre consigli riguardo alla comunicazione strategica:
1. L’autore della lettera ha fatto una lettura dei destinatari e ha cambiato argomento prima di scrivere. Comprendi il tuo pubblico.
2. Giuda preferisce una comunicazione obiettiva, con un focus centrale sugli argomenti. Sii consapevole di cosa vuoi comunicare e nel farlo cerca di essere il più chiaro possibile.
3. L’epistola si conclude con parole che indicano i modi per risolvere il problema. Genera una comunicazione che costruisca qualcosa, che insegni, che formi davvero le persone e non informi soltanto.

(Filippo Lemos, giornalista, specialista in marketing e comunicazione aziendale, gestisce l’Ufficio Comunicazioni della Chiesa avventista sudamericana che ha sede a Brasilia)

Note 
[1] https://www.worldhistory.org/trans/pt/2-1442/as-cartas-e-correspondencia-na-antiguidade/
[2] K. Furtado, K. W., & Gadini, “Cartas cristãs como mídia comunitária: o que Paulo de Tarso pode ensinar sobre comunicação popular?”, Revista Famecos, 22(4), S. L. (2015), p.8.

[Fonte: noticias.adventistas.org/pt. Traduzione: L. Ferrara]

La Bibbia Expo fa tappa a Cremona

La Bibbia Expo fa tappa a Cremona


Bibbia Expo: un percorso culturale e didattico coinvolgente e affascinante. I tempi, i luoghi, i popoli, la storia della Bibbia. I visitatori potranno ammirare, fra le altre cose, i modelli in scala dell’arca di Noè e del Santuario ebraico, ma anche dell’Arca del Patto. Ci sono delle implicazioni che ancora oggi la Bibbia può avere per ciascun essere umano ma anche per l’intera società del nostro mondo?

Mario Calvagno e Carmen Zammataro ne parlano con Franco Evangelisti di Guerrino, pastore delle chiese avventiste di Cremona, Mantova e Parma.

Impegniamoci a servire il Signore

Impegniamoci a servire il Signore

Una riflessione sul libro di Osea prima dell’inizio del Consiglio annuale 2023.

Notizie Avventiste – In anteprima all’incontro della denominazione mondiale, il presidente dell’Unione avventista spagnola condivide un messaggio biblico e invita la sua comunità di fede e tutti noi a impegnarci nella missione. Seguiamo la riflessione del past. Óscar López.

Siamo giunti al mese di ottobre. Scrivo queste righe da Silver Spring, nel Maryland, Stati Uniti. Sono qui per partecipare al Consiglio annuale insieme a tutti i delegati della chiesa mondiale, e per analizzare, progettare e affermare il progresso del movimento avventista. È tempo di considerare i bilanci delle Regioni mondiali, di stanziare i finanziamenti per la missione e di studiare le norme che permettono alla chiesa di continuare ad operare in un mondo globalizzato sempre più esigente.

Il cambio di orario mi permette di vivere qualche ora di tranquillità prima che inizi la giornata. Sono le 4 del mattino e non riesco più a dormire. Ne approfitto per praticare un po’ di sport, fare una doccia e sedermi davanti alla Bibbia per continuare la mia meditazione. A poco a poco, il corpo si adatterà al nuovo programma e gli impegni della giornata renderanno un po’ più difficile alzarmi così presto, ma finché dura, mi godo i momenti da solo con il Signore.

Il libro di Osea 
Oggi ho finito di leggere il libro di Osea. Nel canone biblico, questo è il primo dei tredici libri che conosciamo come Profeti minori. Dopo le profezie di Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele, questi altri libri sono meno lunghi ma non per questo meno significativi. Forse Osea è meno conosciuto in generale, ma ricco di dettagli ispirati.

Ebbene, essendo alle porte di un nuovo Consiglio annuale della chiesa avventista mondiale, mi chiedo cosa posso scrivere alla comunità spagnola, sulla base della mia lettura del libro di Osea.

Il tono del libro è peculiare. Dio vede il suo popolo rivolgersi a divinità straniere, rifiutandolo come l’unico vero Dio e dimenticando la sua legge, che considerava strana. A Osea viene chiesto di sposare una donna adultera per illustrare visibilmente i sentimenti di Dio nei confronti di un popolo che insiste nel voltargli le spalle pur avendo ricevuto da Dio tutto ciò che aveva.

Leggiamo le cupe parole del profeta: “perché il paese si prostituisce, abbandonando il Signore” (Osea 1:2). Anche se il Paese di cui parla Osea ha a che fare con Israele, possiamo ampliare questa lettura, renderla più complessiva e leggere: “il mondo si prostituisce, separandosi dal Signore”. Non forziamo il testo, attualizziamo soltanto. Il mondo si sta allontanando dai principi divini, dai valori biblici e dalle vie di Dio.

La società che siamo chiamati a realizzare 
Successivamente leggiamo quanto segue: “Il Signore ha una contestazione con gli abitanti del paese, poiché non c’è verità, né misericordia, né conoscenza di Dio nel paese: ‘Si spergiura, si mente, si uccide, si ruba, si commette adulterio; si rompe ogni limite e si aggiunge sangue a sangue’” (Osea 4:1-2). E non posso fare a meno di pensare che, effettivamente, queste parole descrivono la società a cui la Chiesa è chiamata a testimoniare.

Un mondo malato che insiste nel voltare le spalle a Dio. Un mondo dove la menzogna e la violenza si moltiplicano (Osea 12:1). Un piccolo pianeta, oggetto della più alta considerazione divina, ma “il loro cuore si è inorgoglito, per questo mi hanno dimenticato” (Osea 13:6, Cei). Una società confusa che ha smarrito la strada e che, come afferma il profeta, insiste “a inseguire le vanità” (Osea 5:11, Cei).

Il Signore stabilisce un principio: “poiché hanno seminato vento raccoglieranno tempesta” (Osea 8:7, Cei). È una legge inesorabile per tutti: quello che facciamo ha delle conseguenze. “Avete arato empietà e mietuto ingiustizia, avete mangiato il frutto della menzogna” (Osea 10:13). Di fronte a questa triste realtà, il Signore ci implora di seminare nella giustizia e di poter così ricevere misericordia (Osea 10:12) perché oggi, ci dice il profeta, è il tempo di cercare il Signore.

Il testo di Osea è per noi 
Mi è molto chiaro che il testo di Osea è specificamente rivolto al popolo di Dio: Efraim si mescolò con gli altri popoli (Osea 7:8) e fu distrutto perché privo di conoscenza (Osea 4:6). Mi è anche altrettanto chiaro che ciò che abbiamo detto riguardo al mondo in generale, Osea lo dice a Israele in particolare. Più sappiamo, più siamo responsabili, e il cuore diviso di cui parla il profeta non definisce chi è “fuori”, ma, purtroppo, definisce chi sta dentro. Il mondo non conosce Dio, ma Efraim, il suo popolo, lo ha amaramente provocato (Osea 12:14).

Se la Chiesa vuole rimanere rilevante in questo mondo decaduto, deve prendere sul serio la chiamata a ritornare a Dio. Lo Spirito ci dice: “È la tua perdizione, Israele, l’essere contro di me” (Osea 13,9). “O Israele, torna all’Eterno, il tuo Dio…Togli via ogni iniquità e accetta ciò che è buono” (Osea 14:1-2).

Solo una chiesa arricchita dall’esperienza del pentimento e del perdono può farsi portavoce del messaggio di misericordia e di amore che Dio vuole estendere a un mondo che ha smarrito la strada. La chiesa non è tale per la sua struttura, né per i suoi Consigli annuali. La chiesa è chiesa quando risponde alla chiamata e si offre di estenderla al mondo che la circonda.

È tempo di cercare Dio 
Ottobre è arrivato. La chiesa mondiale si riunisce… È tempo di cercare Dio. È tempo di pentirsi e seminare giustizia, per ricevere la misericordia di cui tutti abbiamo un disperato bisogno. Dal Maryland, negli Stati Uniti, vi incoraggio ad alzare lo sguardo e a sentire l’abbraccio del Padre, il cui cuore è commosso ed è infiammato di compassione (Osea 11:8).

Dio benedica il Consiglio annuale della chiesa avventista nel Maryland. Possa Dio benedire ciascuno di noi che formiamo questa chiesa imperfetta, che desidera essere ogni giorno più simile a Gesù.

[Fonte: revista.adventista.es]

 

 

 

Bibbia. L’importanza del contesto

Bibbia. L’importanza del contesto

Carlos Olivares – Considerare l’importanza del contesto nello studio e nella predicazione delle Sacre Scritture è fondamentale. Un testo citato fuori dai parametri in cui si colloca può portare l’interprete e il predicatore ad affermare qualcosa che gli autori della Bibbia non intendevano evidenziare. 
È frequente sentire, nei vari contesti ecclesiastici, il detto che “un testo fuori contesto è un pretesto”. Difficilmente si potrebbe non essere d’accordo con questo assioma. Tuttavia, è anche importante riconoscere che, in generale, si applica quando esaminiamo affermazioni controverse emerse in determinati ambienti e contrarie al corpo dottrinale che affermiamo come Chiesa.

Il contesto immediato implica che un argomento debba essere compreso nei termini di una linea di pensiero che precede e segue l’approccio concettuale dell’autore. Eludere il flusso di idee di uno scrittore potrebbe portarci a dire ciò che non intendeva comunicare.

Ma le interpretazioni fuori contesto non nascono sempre dall’adesione a un pretesto; a volte sono il riflesso della nostra ignoranza tecnica sull’argomento. In altri casi, invece, sono il risultato della nostra pigrizia spirituale, oppure si basano sulla mera ripetizione di concetti che la tradizione ha conservato e che abbiamo evitato di esaminare per vedere se possono essere classificati come corretti.

Esempi di contesti dimenticati e rifocalizzati 
Esamineremo ora due testi del Nuovo Testamento in cui il contesto è stato comunemente dimenticato, per poi essere rifocalizzato entro altri parametri discorsivi.

1. “Io posso ogni cosa in colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13). 
È un breve versetto che molti usano oggi come una sorta di "amuleto orale". Viene comunemente utilizzato per contrastare circostanze in cui le persone si sentono in qualche sorta di svantaggio, nella speranza che semplicemente recitandolo o credendovi possa respingere le forze opposte che le assediano.

Interpretare le parole dell’apostolo Paolo in questo modo implicherebbe che egli abbia invitato i suoi lettori ad ottenere ogni tipo di vittoria in Gesù. Pertanto, il credente può aspettarsi che prima di sostenere un esame, ad esempio, o quando partecipa a una competizione sportiva, il risultato finale sarà sempre positivo. In definitiva, Paolo afferma che possiamo fare “ogni cosa” in Gesù che ci dà la forza per realizzarla. Il problema sorge, però, quando l’esito è ben diverso da quello atteso e il credente si ritrova con un voto finale che potrebbe significare la bocciatura negli studi; oppure con una dolorosa sconfitta sportiva, quando invece confidava nella potenza di Cristo per ottenere la vittoria.

Ma tale interpretazione ha dimenticato di prestare attenzione al contesto immediato del brano. Per comprendere ciò che Paolo intende dire con le parole “ogni cosa”, dobbiamo considerare il flusso di idee di cui fa parte Filippesi 4:13. L’argomentazione dell’apostolo inizia nel capitolo 4 e si sviluppa nei versetti da 10 a 19. In questi testi, Paolo ringrazia i membri della chiesa di Filippi per essersi preoccupati del suo benessere (v. 10). Avevano provveduto alle sue necessità in passato (vv. 15, 16) e, al momento di scrivere la lettera, Paolo riferisce di aver ricevuto con gioia altri doni da parte loro (vv. 10, 18).

Paolo è grato e afferma di non essere nell’indigenza, perché ha imparato a vivere con soddisfazione qualunque sia la circostanza in cui si trova (vv. 11, 12). In altre parole, l’apostolo si è esercitato a vivere contento sia in povertà, e quindi patendo la fame, sia nell’abbondanza, cioè con lo stomaco pieno (v. 12).

Una simile affermazione ci porta a pensare che quando Paolo dichiara di poter fare “ogni cosa” in Cristo, per lui “ogni cosa” include la sofferenza dovuta a situazioni negative, ma che con la forza di Cristo è possibile sopportare.

Pertanto, le sue parole non devono essere utilizzate come un talismano biblico per ottenere una vittoria nelle competizioni o i risultati che la società ci richiede. Al contrario, questo versetto ci ricorda che i cristiani subiscono sconfitte, hanno bisogni e sofferenze, e che solo con la forza di Cristo possono vivere una vita piena, qualunque sia la situazione (v. 11).

L’importanza del contesto generale 
Ciò diventa ancora più forte quando notiamo che nel contesto generale, cioè analizzando la lettera nel suo insieme, Paolo ci ricorda che è imprigionato (Filippesi 1:7, 13, 14, 17). Nonostante questa circostanza negativa, l’apostolo si mostra costantemente grato e, in più di un’occasione, afferma di essere gioioso (1:4; 2:2, 17, 18; 4:1), invitando persino i suoi lettori di Filippi a rallegrarsi continuamente nel Signore (4:4). Alla luce di quanto abbiamo esaminato, la gioia di Paolo non si basava sulle circostanze favorevoli in cui viveva, ma solo su Gesù. Paolo poteva sopportare “ogni” situazione grazie alla potenza di Cristo (4:13).

2. “Non giudicate, affinché non siate giudicati” (Matteo 7:1) 
Leggendo questo brano, i cristiani sinceri potrebbero concludere che Gesù vieti ogni tipo di critica. Secondo alcuni, ciò significherebbe che esprimere un giudizio sulla prestazione negativa di una persona che viola apertamente un comandamento divino potrebbe diventare un peccato più grave di quello della persona criticata. Questo ragionamento porta alcuni ad astenersi dal partecipare alla disciplina ecclesiastica. Essi partono dal presupposto, sulla base di testi di prova specifici, che il diritto di giudicare spetti esclusivamente a Dio. Pertanto, non solo temono di prendere il posto che, secondo loro, appartiene solo alla Divinità, cosa che li opprime con un senso di inadeguatezza e di colpa, ma hanno anche paura di portare sulla loro testa un giudizio escatologico peggiore.

Il contesto immediato 
Una simile interpretazione, tuttavia, non tiene conto del contesto immediato. Come nell’esempio precedente, esaminiamo il racconto di Gesù riportato nel Vangelo di Matteo. Il contesto del brano si trova nel capitolo 7, i versetti da 1 a 5. Gesù inizia con le parole che stiamo considerando e poi, nel versetto successivo, pone le basi per questo comando.

Gesù dichiara che coloro che giudicano gli altri saranno valutati con lo stesso giudizio e con la stessa misura da loro usati nel determinare la condanna (v. 2). Tuttavia, il punto centrale di ciò che Gesù dice non si riferisce a quando un credente valuta negativamente il comportamento del suo prossimo, ma a quando si dimentica di considerare prima, e criticamente, la propria vita (vv. 3-5). Gesù illustra la questione utilizzando un’immagine molto grafica: mentre la persona sotto processo ha una pagliuzza nell’occhio, che gli ostruisce la vista, l’accusatore ha una trave; quindi, la sua situazione è peggiore di quella di chi sta sul banco degli imputati (v. 4). Gesù consiglia a chi giudica di risolvere prima la sua condizione, e poi di andare a togliere la pagliuzza dall’occhio del fratello (v. 5).

In base a questo contesto, Gesù non ha comandato ai suoi seguaci di astenersi dal giudicare e di non rimproverare coloro che sono nel peccato. Il brano in questione si riferisce alle persone che preferiscono misurare la vita spirituale degli altri, dimenticando che anche la loro attraversa delle difficoltà. Nello specifico, Gesù si aspetta che i suoi seguaci giudichino prima la loro vita, e la sistemino in virtù del messaggio del regno dei cieli, e poi censurino coloro che hanno sbagliato.

Il contesto appropriato ci aiuta a comprendere le Scritture 
Da questo filo conduttore, possiamo notare che, in questo racconto, l’accusato è chiamato "fratello" (vv. 3-5), il che rivela un ambiente ecclesiale di accoglienza e di dialogo in cui persone diverse, siano essi uomini o donne, convivono periodicamente. Ciò implica che Gesù voglia stabilire dei parametri adeguati per questa coesistenza. Di conseguenza, Gesù invita i suoi ascoltatori a giudicare dalla giusta prospettiva, utilizzando una visione redentrice volta a risanare l’accusato e l’accusatore. 

Gli esempi citati mostrano quanto sia importante stabilire il contesto adeguato per comprendere le Scritture, 
Una lettura complessiva del testo, e in particolare dei versetti che lo precedono e lo seguono, aiuterà il predicatore e chi studia la Bibbia a comunicare il messaggio che l’autore originale di un brano voleva dare, sotto ispirazione divina. Siamo tutti invitati a farlo, perché in questo modo possiamo insegnare, senza pretesti, ciò che “così dice il Signore”.

(Carlos Olivares, dottore in teologia, è professore presso l’Università avventista della Bolivia)

[Fonte: revista.adventista.es. Traduzione: L. Ferrara]

 

 

 

 

 

Storia del Cristianesimo: La Scrittura

Storia del Cristianesimo: La Scrittura


La Scrittura pone più problemi di quanti non ne risolva? Quali sono le principali difficoltà nello studio della Bibbia? Gli italiani conoscono a sufficienza le Scritture? Con queste domande abbiamo ripreso la nostra serie di incontri con il professore Giancarlo Rinaldi, già docente di Storia del Cristianesimo presso l’Università degli studi di Napoli l’Orientale.

Oltre 35 milioni di Bibbie distribuite nel mondo lo scorso anno

Oltre 35 milioni di Bibbie distribuite nel mondo lo scorso anno

Notizie Avventiste – La diffusione della Bibbia è aumentata di circa tre milioni, arrivando a 35,5 milioni di copie, l’anno scorso. Lo riporta l’Alleanza Biblica Universale (Abu) nelle sue statistiche sulla distribuzione mondiale della Bibbia nel 2022. Dopo il forte calo all’inizio della pandemia di Covid-19, è continuata la tendenza al rialzo del 2021.

I Paesi con la più alta diffusione del testo sacro nel 2022 sono stati il Brasile (4,8 milioni), gli Stati Uniti (2,6 milioni) e l’India (2,5 milioni). Notevole aumento si è verificato anche in Cina, da 1,2 a 1,8 milioni di copie, e nella Cambogia, a maggioranza buddista, dove il numero di Bibbie in circolazione è raddoppiato a 25.000 copie. La maggior parte delle Bibbie è stata distribuita in spagnolo (5,8 milioni), inglese (5,4 milioni) e portoghese (4,9 milioni), seguita dal mandarino con 1,8 milioni di copie.

Una Bibbia su quattro è in digitale
La percentuale di edizioni digitali della Bibbia è aumentata significativamente nel 2022. Circa il 28% di tutte le Bibbie complete vendute sono state scaricate da Internet, raggiungendo così il livello pre-pandemia di dieci milioni di copie. Anche il totale di tutti gli scritti biblici distribuiti (singoli libri biblici, Nuovo Testamento e Bibbie complete) ha raggiunto nuovamente il livello pre-Covid con 166 milioni di copie.

Cifre dell’Abu 
Le "Statistiche sulla distribuzione delle Scritture", pubblicate annualmente, tengono conto solo delle cifre degli editori e delle organizzazioni che appartengono all’Alleanza Biblica Universale, organizzazione internazionale che riunisce e coordina il lavoro di 160 società bibliche nazionali, tra cui la Società Biblica in Italia (Sbi), con sede a Roma.

Per conoscere meglio la Sbi, visita il sito: www.italiabiblica.it

[Foto: Abu. Fonte: Adventistischer Pressedienst-Apd] 

 

 

 

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