da Hopemedia Italia | 4 Mar 2024 | Spiritualità
La dottrina in tre punti.
John Peckham – “No!" ho quasi urlato alla nonna. Avevo circa sette anni e mi fidavo di lei, ma per un momento avevo pensato che stesse cercando di imbrogliarmi. Cosa era successo? Avevo tre banconote da un dollaro in mano e mi accingevo ad andare a spenderli. La nonna voleva darmi un altro paio di dollari in più e mi ha allungato una banconota da cinque dollari dicendo: "Ti darò questo e tu mi darai i tre dollari che hai in mano". Non mi intendevo molto di soldi, ma sapevo che tre sono più di uno! Quindi ho rifiutato. Non riconoscevo il valore di ciò che la nonna mi offriva. Avevo molto da imparare.
Quando si tratta di Dio, tutti abbiamo molto da imparare, e alcune cose nella Scrittura sono “difficili da capire” (2 Pietro 3:16). Tuttavia, se consideriamo la Bibbia come nostra regola di fede e di condotta, dobbiamo credere a ciò che la Scrittura insegna anche quando può sembrare difficile da comprendere.
Padre, Figlio e Spirito Santo
Dopo essere stato battezzato, Gesù uscì dall’acqua “ed ecco i cieli si aprirono ed egli vide lo Spirito di Dio scendere come una colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse: ‘Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto’” (Matteo 3:16, 17).
In questa scena, il Figlio viene battezzato, lo Spirito Santo discende e il Padre parla dal cielo. Ti sei mai chiesto come il Padre, il Figlio e lo Spirito possano essere un solo Dio e tuttavia tre persone? Se è così, ti sei interrogato sulla dottrina della Trinità.
Alcuni sostengono che non dovremmo usare il termine Trinità perché questa parola non si trova nella Bibbia. Ma anche le parole incarnazione, millennio e teodicea, per citarne alcune, non compaiono nella Scrittura. Eppure, questi sono concetti biblici. Quando si cerca di determinare se una dottrina è biblica, la questione è se la Scrittura la insegna.
La domanda è, quindi: “La Scrittura insegna la dottrina della Trinità?”.
La dottrina biblica della Trinità
La dottrina della Trinità può essere definita fondamentalmente con una frase: vi è un solo Dio, e Dio è composto da tre distinte persone pienamente divine.
La Scrittura insegna questo? Certo! La Scrittura insegna ripetutamente i seguenti tre punti:
1. C’è un solo Dio.
2. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono ognuno (pienamente) divini e, quindi, coeguali e coeterni.
3. Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono persone distinte.
Insieme, questi tre insegnamenti costituiscono la dottrina della Trinità. Come vedremo, la Scrittura insegna ripetutamente ciascuno di questi punti e, quindi, insegna la dottrina della Trinità.[1]
L’unicità di Dio
La Scrittura insegna l’esistenza di un solo Dio. Ad esempio, dice: “… che il Signore è Dio, e che oltre a lui non ve n’è nessun altro” (Deuteronomio 4:35; cfr. v. 39). Inoltre, sempre in Deuteronomio leggiamo: “Il Signore, il nostro Dio, è l’unico Signore” (6:4).
Altrove, Dio stesso proclama: “Io sono il Signore, e non ce n’è alcun altro; fuori di me non c’è altro Dio!” (Isaia 45:5). Anche Giacomo insegna: "c’è un solo Dio" (2:19). E allo stesso modo Paolo scrive: "non c’è che un Dio solo" (1 Corinzi 8:4). In effetti, Gesù stesso si riferisce a “l’unico e solo Dio” (cfr. Giovanni 5:44)
La Scrittura afferma che non esiste nessuno come Dio: “Tu sei davvero grande, Signore, Dio! Nessuno è pari a te e non c’è altro Dio fuori di te” (2 Samuele 7:22; cfr. anche 1 Cronache 17:20).
Questo insegnamento, secondo cui non esiste nessuno come Dio, esclude la possibilità che qualcuno sia parzialmente Dio. La Scrittura stabilisce una distinzione assoluta tra Dio, il Creatore, e tutti gli altri. Proprio come non si può essere un po’ incinte, non si può essere un po’ divini.[2]
O si è Dio (divino) o non lo si è. Quindi, la Bibbia insegna chiaramente che esiste un solo Dio.
La divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Oltre al Padre, la Scrittura insegna ripetutamente che il Figlio e lo Spirito Santo sono divini, riferendosi a entrambi come "Dio". E, abbiamo visto in precedenza, la Bibbia esclude l’idea che qualcuno sia parzialmente Dio o parzialmente divino.
In Atti 5, dopo che Anania affermò falsamente di aver donato l’intero ricavato della vendita della sua terra, Pietro rispose: “Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da farti mentire allo Spirito Santo… Tu non hai mentito agli uomini, ma a Dio” (vv. 3, 4). Mentire allo Spirito Santo, quindi, significa mentire a Dio, riferendosi così allo Spirito Santo come a Dio.
In seguito, Paolo cita un messaggio che Dio diede al profeta Isaia (Is 6:8-10) attribuendolo allo Spirito Santo; dice infatti: "Ben parlò lo Spirito Santo quando per mezzo del profeta Isaia disse ai vostri padri" (Atti 28:25). Allo stesso modo, Ebrei 3:7 cita le parole pronunciate da Dio nel Salmo 95:7-11, dicendo “come dice lo Spirito Santo”.
Inoltre, mentre solo Dio è eterno, onnisciente e onnipresente, la Scrittura si riferisce allo Spirito Santo come eterno (Ebrei 9:14), onnisciente (1 Corinzi 2:10, 11) e onnipresente (Giovanni 14:16). Questi e altri testi identificano lo Spirito Santo come Dio.
La Scrittura parla anche del Figlio come di Dio. “Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio. Essa era nel principio con Dio. Ogni cosa è stata fatta per mezzo di lei; e senza di lei neppure una delle cose fatte è stata fatta” (Giovanni 1:1-3). Notate che Giovanni scrive: "la Parola era Dio". E in seguito identifica la Parola con Cristo (Giovanni 1:14). Questo testo identifica ulteriormente Cristo come eterno: egli era “con Dio” “nel principio” e non venne all’esistenza, perché “senza di lui [Cristo] neppure una delle cose fatte è stata fatta” (cfr. anche Colossesi 1:16, 17; Apocalisse 22:13).
Più tardi Gesù dichiara: “prima che Abraamo fosse nato, io sono” (Giovanni 8:58). Si identifica quindi con l’“io sono” che parlò a Mosè dal roveto ardente (Esodo 3:14; cfr. Apocalisse 22:13). ). Inoltre, Gesù insegna: “Io e il Padre mio siamo uno” (Giovanni 10:30); e “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Giovanni 14:9; cfr. Giovanni 5:18).
Allo stesso modo, il discepolo Tommaso chiama Gesù “Signore mio e Dio mio!” (Giovanni 20:28). E sebbene la Scrittura proibisca severamente di adorare chiunque altro ma Dio solo (cfr. Esodo 34:14; cfr. anche Deuteronomio 4:39; 5:7-9; Matteo 4:10; Luca 4:8; Apocalisse 19:10), le persone adorano Gesù, e lui non li rimprovera (Giovanni 9:38; cfr. Matteo 2:11; 14:33; 28:9, 17; Luca 24:52; Ebrei 1:6; Apocalisse 5:8-14). In effetti, il Padre stesso comanda persino agli angeli di adorare Cristo (cfr. Ebrei 1:6)!
La Scrittura insegna inoltre che "in lui [Cristo] abita corporalmente tutta la pienezza della Deità" (Colossesi 2:9) e identifica Cristo come colui "che è splendore della sua gloria [di Dio] e impronta della sua essenza [di Dio], e che sostiene tutte le cose con la parola della sua potenza” (Ebrei 1:3). Ma solo chi è divino può essere lo “splendore” della “gloria” di Dio e l’“impronta della sua essenza” (cfr. Isaia 42:8; Giovanni 5:23). Più avanti nella Lettera agli Ebrei, il Padre stesso si riferisce a Cristo come a Dio: “parlando del Figlio dice: ‘Il tuo trono, o Dio, dura di secolo in secolo’” (Ebrei 1:8). Questi testi e altri ancora insegnano la piena divinità del Figlio e dello Spirito Santo.
Non è una coincidenza che Gesù comandò ai suoi seguaci di battezzare “nel nome [singolare] del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28:19; cfr. anche Matteo 3:16, 17; 1 Corinzi 12:4-6; 2 Corinzi 13:14; Efesini 4:4-6; Isaia 63:7-14).[3]
Padre, Figlio e Spirito Santo persone distinte
L’individualità del Padre e del Figlio non viene generalmente messa in discussione, ma alcuni si chiedono se lo Spirito Santo sia una persona.
In primo luogo, dobbiamo riconoscere che “persona” in questo contesto non significa persona umana o qualcuno limitato a un corpo fisico, come lo sono gli esseri umani. Invece, “persona” si riferisce a qualcuno che possiede caratteristiche personali, come autocoscienza, ragione e volontà.
La Scrittura attribuisce ripetutamente allo Spirito Santo caratteristiche e azioni personali. Lo Spirito Santo:
– può essere rattristato (Efesini 4:30);
– conosce le cose di Dio (1 Corinzi 2:11);
– e distribuisce doni a ciascuno come vuole (1 Corinzi 12:11).
Una semplice forza, o potere, non può essere rattristato (richiede autocoscienza), non può conoscere le cose di Dio (richiede ragione) e non può volere per dare doni spirituali (richiede volontà). Inoltre, lo Spirito Santo insegna (Luca 12:12), intercede (Romani 8:26), testimonia (Giovanni 15:26), gli viene mentito (Atti 5:3, 4), parla (Atti 8:29), avverte (Neemia 9:30), guida (Salmo 143:10; Atti 8:29), chiama al ministero e invia nella missione (Atti 13:2-4), impedisce o permette (Atti 16:6, 7). Questi e altri testi biblici attribuiscono allo Spirito Santo caratteristiche e azioni chiaramente personali.[4]
Inoltre, la Scrittura distingue ripetutamente lo Spirito Santo dal Padre e dal Figlio, così da non poter essere una parte o la stessa persona del Padre o del Figlio. Ad esempio, Gesù disse: “il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, vi insegnerà ogni cosa” (Giovanni 14:26). E Gesù insegnò ancora: “Quando sarà venuto il Consolatore che io vi manderò da parte del Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli testimonierà di me” (Giovanni 15:26). Poiché lo Spirito Santo è inviato dal Padre nel nome di Gesù (Giovanni 14:26) ed iè nviato da Gesù da parte del Padre (Giovanni 15:26), lo Spirito Santo non può essere né il Padre né il Figlio (o parte di essi), ma deve essere distinto dal Padre e dal Figlio (cfr. anche Matteo 12:32; Luca 3:21, 22; Giovanni 14:16).[5]
Oltre a questi, ci sono molti altri testi biblici che identificano il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo come persone distinte.
La dottrina della Trinità è biblica
Come enunciato nei primi tre punti, la Scrittura insegna che esiste un solo Dio e che il Padre, il Figlio e lo Spirito sono pienamente divini (ciascuno indicato come Dio) e persone distinte. In altre parole, la Scrittura insegna la dottrina della Trinità: c’è un solo Dio, e Dio è composto da tre persone distinte e pienamente divine.
Ma potremmo chiederci: “Come può Dio essere uno e trino?”. Il mio prossimo articolo sul discepolato della mente affronterà questa domanda e la grande importanza della Trinità per la nostra fede e la nostra condotta.
Per ora, faccio notare che, anche se mia nonna mi offriva una cifra maggiore di quanto avessi in mano, la verità su Dio è sempre più di quanto riusciamo a cogliere appieno. Questo dovrebbe ricordarci di essere umili, di studiare diligentemente e di aggrapparci a ciò che Dio ha rivelato di se stesso nella Scrittura, rendendo “sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo” (2 Corinzi 10:5, ND), che è il compito del discepolato della mente.
Note
[1] Sebbene vi siano interpretazioni contrastanti su alcuni aspetti della Trinità, questo articolo si concentra solo sulla dottrina della Trinità. Cfr. anche John C. Peckham, God With Us: An Introduction to Adventist Theology, Andrews University Press, Berrien Springs, Michigan, 2023, capitoli da 4 a 6.
[2] Riservo la parola “divino” alle Persone che hanno attributi che solo Dio possiede.
[3] La parola “nome” al singolare qui “indica il fatto che essi [Padre, Figlio e Spirito] sono in un certo senso uno” – Leon Morris, The Gospel Secondo Matthew, Grand Rapids: Eerdmans, 1992, p. 748.
[4] Ellen G. White commenta: “Lo Spirito Santo è una persona… Lo Spirito Santo ha una personalità, altrimenti non potrebbe testimoniare ai nostri cuori e alle nostre menti che siamo figli di Dio. Deve inoltre essere una persona divina, altrimenti non potrebbe conoscere i segreti reconditi della mente di Dio” – L’evangelizzazione, Adv, Firenze, pp. 437, 438.
[5] Ellen G. White scrive: Lo Spirito Santo “personifica Cristo, eppure è una personalità distinta” (manoscritto 93, 1893, in Manuscript Releases, Ellen G. White Estate, Silver Spring, Md., 1993, vol. 20, p. 324.
(John Peckham è direttore associato della rivista Adventist Review e docente di teologia e filosofia cristiana alla Andrews University, negli Stati Uniti).
[Fonte: adventistreview.org. Traduzione: Lina Ferrara]
da Hopemedia Italia | 18 Dic 2023 | Spiritualità
Dio desidera parlare di nuovo con noi.
Justin Kim – In 1 Re 18, Elia è al suo apice; nel capitolo 19, è al suo punto più basso. Il capitolo 18 mostra il coraggio; il 19 la viltà. Nel capitolo 18, Elia è campione contro i profeti di Baal; nel 19, trema di paura per un "sms". Il capitolo 18 si svolge sulla cima di una montagna; il 19, sotto un albero nel deserto.
L’ansia si impadronisce di Elia e lo induce a disertare il suo incarico profetico nel momento in cui è più necessario per la leadership e il risveglio. Poco dopo una grande vittoria, fugge dalla morte. Ironia della sorte, poi cerca la morte dicendo: “Ora basta, Signore! Prendi la mia vita, perché io non sono migliore dei miei padri” (1 Re 19:4, Cei). Meno male che Dio non risponde a tutte le preghiere del nostro cuore, per quanto sincere siano.
Quanti di noi hanno avuto questi momenti che non hanno senso. Ci portano a contemplare la morte e il suo silenzio come se fossero migliori del tumulto della vita. Anche i profeti possono avere pensieri suicidi, provare scoraggiamento e paura, e vivere la depressione, sia essa clinica, spirituale o emotiva.
I versetti 5 e 6 (del capitolo 19, ndt) contengono gli ingredienti della cura del Signore per lo stato in cui versava Elia. La prima fase è la terapia fisica: Dio tratta Elia con dolcezza e lo fa addormentare. Il riposo può fare miracoli per ridurre lo stress e migliorare l’umore. Il sonno ristabilisce il cervello, provocando un pensiero chiaro e razionale.
In secondo luogo, invece di parlare a distanza, l’angelo tocca Elia nella sua solitudine e nel suo isolamento. Gli abbracci e il tocco non sensuali provocano il rilascio di ormoni salutari, che riducono l’ansia e i pensieri negativi. Ricordiamo le volte in cui Gesù ha toccato le persone, specialmente quelle che avevano vissuto lunghi periodi di isolamento, malattia e privazione.
Terzo, a Elia vengono dati cibo e acqua. Per quanto banali siano, cibo e acqua sono gli elementi fondamentali del nostro corpo. Questo gigante spirituale, nel suo zelo, aveva dimenticato di rifornire il suo organismo delle necessità fisiche primarie. Elia aveva trascorso tutto il giorno sul monte Carmelo senza mangiare, poi era tornato di corsa a Izreel con il carro di Achab.
Per rendere completa la sua guarigione fisica, Elia deve ripetere nuovamente i primi tre passi: riposo, contatto e nutrimento. Piuttosto che riprendere e rimproverare, Dio offre i piccoli bisogni fondamentali nel silenzio della sua amorevole dolcezza. Grazie all’assunzione di questi due pasti, Elia viaggia per i successivi 40 giorni verso la seconda fase della guarigione: la terapia spirituale di udire di nuovo la voce sommessa di Dio.
Forse un tempo eravate forti con il Signore, ma ora vagate in un deserto lontano. Che si tratti di dubbio, scoraggiamento, disillusione o di qualcos’altro, potreste sentirvi come se vi steste "mantenendo", chiedendovi che senso abbia tutto questo. Dio desidera parlare di nuovo con noi. Per aiutarci a sentirlo ci suggerisce, con benignità, soprattutto il consiglio fisico del riposo, del contatto e del nutrimento. Poi Dio ripete teneramente un secondo giro della stessa cosa. E, come conclude 1 Re 19, Dio cerca di ravvivare i nostri cuori con la sua voce sommessa. Egli desidera darci la forza fisica e spirituale affinché possiamo vivere un’esperienza in cima alla montagna insieme con lui. I fallimenti sono semplici opportunità di rinascita personale.
“Gli uomini non vengono sempre convinti e convertiti da una dotta presentazione della verità di Dio. I cuori degli uomini non si raggiungono né con la logica né con l’eloquenza, ma tramite il dolce influsso dello Spirito Santo che opera silenziosamente ma con efficacia per la trasformazione e lo sviluppo del carattere. È soltanto il lieve sussurro dello Spirito di Dio che può cambiare il cuore” – Ellen G. White, Profeti e Re, p. 106.
(Justin Kim è il direttore delle riviste Adventist Review e Adventist World)
[Foto: Michael Dziedzic su Unsplash. Fonte: Adventist Review. Traduzione: L. Ferrara]